L’Italia risponde alla Commissione europea dopo il ritiro dell’Ops di UniCredit su Banco BPM, confermando che le condizioni imposte rimangono valide nonostante l’interruzione dell’operazione. Un’ulteriore mossa che segnala la determinazione del governo italiano nell’uso del golden power, strumento che tutela asset strategici in settori critici. Il confronto con Bruxelles entra nel vivo, con le autorità italiane pronte a inviare una lettera di risposta già questa settimana.
Cosa è Successo
Il 22 luglio, UniCredit ha deciso di ritirare la propria offerta pubblica di acquisto (Ops) su Banco BPM, pari a 15 miliardi di euro. Secondo la banca, la responsabilità del fallimento dell’operazione sarebbe da imputare all’intervento del governo italiano, che ha utilizzato il golden power per frenare la fusione. La Commissione europea, però, aveva già espresso preoccupazione per il possibile abuso di questo strumento da parte dello Stato italiano, ritenendo che l’uso del golden power potesse violare le regole europee.
Il governo italiano, per contro, intende rispondere a Bruxelles sostenendo la validità delle condizioni imposte sull’Ops, nonostante il ritiro della proposta. Tra le principali richieste c’era quella di far uscire UniCredit dalla Russia, tranne per i pagamenti a società occidentali, entro il 2026, per evitare il trasferimento di risorse verso un Paese coinvolto in un conflitto internazionale.
Inoltre, l’Italia ha imposto a UniCredit di mantenere gli investimenti nei titoli italiani detenuti da Anima Holding, la società controllata da Banco BPM. Nonostante il tribunale amministrativo (Tar) abbia escluso alcune delle condizioni imposte, quelle relative alla Russia sono rimaste in vigore.
Perché è Importante
Questa vicenda ha implicazioni significative per le future fusioni e acquisizioni in Italia e in Europa. Se la Commissione europea dovesse respingere le motivazioni italiane, Bruxelles potrebbe annullare le condizioni imposte con l’uso del golden power. Ciò aprirebbe un precedente per il controllo delle operazioni di M&A da parte degli Stati membri, mettendo sotto pressione l’integrazione tra le politiche economiche nazionali e quelle comunitarie.
Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia, ha ribadito che la sicurezza nazionale è una questione che spetta all’Italia e non alle istituzioni europee, sottolineando così la volontà di tutelare gli interessi strategici del Paese. Resta da vedere come la Commissione europea reagirà a questa posizione, ma l’esito potrebbe segnare un punto di svolta importante per la regolamentazione delle operazioni transnazionali in Europa.
Se il governo italiano dovesse riuscire a convincere Bruxelles, le condizioni sull’Ops di UniCredit potrebbero rimanere in vigore, ponendo un freno alle possibili operazioni di M&A in futuro in settori considerati strategici per l’economia nazionale.
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