Il panorama bancario italiano è in fermento, e al centro dell’attenzione c’è l’audace tentativo di Banca Monte dei Paschi di Siena (MPS) di acquisire Mediobanca. Nonostante una nuova componente in contanti da 750 milioni di euro, il Consiglio di Amministrazione di Mediobanca ha categoricamente dichiarato l’offerta di MPS “ampiamente inadeguata”, sollevando dubbi sulla sua logica industriale e convenienza per gli azionisti. Questa mossa, tuttavia, non ferma la partita, con i sostenitori della fusione che continuano la loro scalata.
Cosa è successo
Il CDA di Mediobanca ha ribadito la sua posizione: l’Offerta Pubblica di Acquisto e Scambio (OPAS) di MPS manca di razionale industriale e non è conveniente per i suoi azionisti. Nonostante l’aggiunta della componente cash, che ha portato il valore dell’offerta oltre i 16 miliardi di euro, Mediobanca sottolinea i rischi di dis-sinergie e distruzione di valore.
A ieri, le adesioni all’OPAS hanno superato la soglia minima del 35%, raggiungendo il 38,5172% del capitale, grazie anche al sostegno di importanti investitori come Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin (holding della famiglia Del Vecchio), che insieme controllano quasi il 30% di Mediobanca e hanno quote in MPS.
Questi azionisti sono da tempo in disaccordo con l’attuale CEO di Mediobanca, Alberto Nagel, ritenendolo responsabile di una crescita insufficiente e di un’eccessiva dipendenza dalla quota in Generali. La nota di Mediobanca è stata approvata a maggioranza, con un voto contrario e un’astensione da parte di membri legati a Delfin, evidenziando le profonde divisioni interne.
Perché è importante
Questa operazione non è solo uno scontro tra banche, ma una vera e propria battaglia per il controllo e la direzione futura del settore bancario italiano. La proposta di MPS gode del sostegno del governo italiano, che mira a creare un “terzo polo” bancario competitivo con Intesa Sanpaolo e UniCredit, riorganizzando la mappa finanziaria del paese.
Per MPS, l’acquisizione di Mediobanca rappresenta una notevole inversione di tendenza per un istituto che ha richiesto un salvataggio statale nel 2017. La banca senese ha bisogno di acquisire almeno il 50% più un’azione di Mediobanca per sbloccare importanti benefici fiscali.
Se raggiungesse questa soglia, si aprirebbe la strada a una successione “ordinata” ai vertici di Mediobanca, mentre una quota inferiore renderebbe più difficile proporre cambiamenti significativi. Una partecipazione di due terzi, invece, accelererebbe l’ambizioso piano di MPS di combinare le attività di banca commerciale con l’investment banking e il wealth management di Mediobanca, creando un colosso in grado di sfidare i leader di mercato.
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