Mentre le azioni Stellantis registrano un calo a Piazza Affari, il management del colosso automobilistico alza la voce contro Bruxelles, definendo “semplicemente sbagliata” la regolamentazione europea sui motori termici. Un messaggio forte che suona come un ultimatum, mentre il gruppo accelera i suoi investimenti miliardari fuori dall’Europa, in particolare negli Stati Uniti e in Marocco.
Cosa è successo
In una giornata negativa per il titolo, che a Piazza Affari cede circa il 2,7%, le parole dell’amministratore delegato Antonio Filosa pesano come un macigno. Durante un evento a Parigi, il manager ha criticato duramente il divieto di vendita di auto con motore a combustione dal 2035, chiedendo uno slittamento della scadenza e maggiore flessibilità tecnologica. “C’è solo un piano A”, ha affermato Filosa, “spingere affinché l’Europa capisca”.
Mentre il dibattito a Bruxelles prosegue, Stellantis ha già messo in campo una strategia di diversificazione geografica. Sono stati annunciati investimenti per 13 miliardi di dollari negli Stati Uniti e per 1,2 miliardi di euro in Marocco per potenziare la produzione. La mossa è chiara: i capitali si spostano dove il quadro normativo è più favorevole e i costi sono più competitivi.
Perché è importante
L’avvertimento di Stellantis non è un semplice sfogo, ma una precisa strategia negoziale con implicazioni enormi per l’industria e l’occupazione in Europa. Per gli investitori, il messaggio è duplice. Da un lato, la performance del titolo sarà sempre più legata alle decisioni politiche di Bruxelles. Dall’altro, la diversificazione degli investimenti in Nord America e Africa potrebbe ridurre la dipendenza dal mercato europeo e rafforzare la competitività globale del gruppo.
La “minaccia” di Stellantis è un segnale che il baricentro dell’industria automobilistica si sta spostando. La dipendenza strategica dalla Cina per le batterie e la concorrenza dei marchi asiatici a basso costo sono i veri nodi da sciogliere. La richiesta di Stellantis non è di fermare la transizione ecologica, ma di renderla sostenibile. Per il mercato, la domanda ora è se l’Europa ascolterà o se i grandi costruttori, come Stellantis, saranno costretti a guardare sempre più altrove.
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Foto: rikstock / Shutterstock
