La fusione tra UniCredit e Banco Bpm non si farà. Dopo mesi di trattative tese e ricorsi legali, la banca guidata da Andrea Orcel ha deciso di ritirare ufficialmente l’offerta pubblica di scambio (Ops) lanciata lo scorso novembre. Alla base della decisione, l’incertezza normativa sul decreto governativo relativo al Golden Power. Un ostacolo che, secondo UniCredit, ha reso impraticabile il completamento dell’operazione.
Cosa è successo
Il Consiglio di amministrazione di UniCredit ha comunicato la decisione di ritirare l’offerta per l’acquisizione di Banco Bpm, citando come motivo principale l’assenza di un’autorizzazione chiara sul Golden Power da parte del governo. Nonostante i «progressi significativi» riconosciuti da UniCredit presso il TAR, la Commissione Ue e Palazzo Chigi, i tempi necessari per risolvere la questione andavano oltre la scadenza dell’offerta, fissata inizialmente al 23 luglio.
La proposta di UniCredit, ostacolata da vincoli istituzionali e giudicata insufficiente dal mercato, aveva raccolto solo lo 0,5% di adesioni. Una cifra simbolica, che lasciava intendere un’operazione mal digerita anche dagli investitori. La Consob, pur sospendendo per 30 giorni l’offerta, sembrava aprire a un possibile rilancio. Ma alla fine è arrivato lo stop definitivo.
In una nota, UniCredit non ha risparmiato critiche a Banco Bpm, colpevole — secondo il gruppo — di non aver offerto ai propri azionisti un confronto trasparente durante il periodo d’offerta. Un’occasione mancata anche sul piano della comunicazione finanziaria.
Il presidente di UniCredit, Pietro Carlo Padoan, ha parlato con amarezza di un’opportunità perduta: «La fusione avrebbe creato grande valore aggiunto, ma la situazione è diventata ingestibile». Il CEO Andrea Orcel ha sottolineato che la priorità resta tutelare UniCredit e i suoi azionisti, denunciando la dannosità dell’incertezza normativa.
Perché è importante
Il decreto Golden Power, firmato dal governo Meloni, ha sin da subito sollevato forti tensioni politiche e legali. Contestato dalla Commissione Europea e in parte annullato dal TAR del Lazio, il provvedimento è stato percepito come un freno diretto alla fusione tra i due gruppi bancari. Bruxelles ha concesso all’Italia tempo fino all’8 agosto per giustificare le misure introdotte.
La scelta di UniCredit è un segnale forte: le incertezze regolamentari possono bloccare operazioni strategiche in un settore dove la rapidità d’azione è fondamentale. E sebbene la sospensione della Consob avesse aperto un piccolo spiraglio, la banca ha preferito interrompere il percorso per “fare chiarezza”.
Nel frattempo, UniCredit ha pubblicato i risultati semestrali, registrando numeri record: utile netto a 6,1 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2025, di cui 3,3 miliardi nel solo secondo trimestre. Ricavi core in crescita a 5,9 miliardi. Una performance che rafforza la posizione del gruppo… anche senza Banco Bpm.
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