Giornata difficile per Unicredit, che guida i ribassi a Piazza Affari. Alle 14:20, le azioni vengono scambiate intorno a 66,78 euro, in ribasso di oltre il 3% rispetto alla vigilia, con il titolo che si posiziona in fondo al FTSE MIB. A differenza di altri bancari, che hanno parzialmente ridotto le perdite, Unicredit continua ad allargare il rosso.
Eppure, i numeri di medio periodo raccontano un’altra storia: il titolo resta in crescita di oltre il 10% nell’ultimo mese e addirittura di quasi +84% su base annua. Una sottoperformance momentanea, quindi, dopo mesi di rally. Ma quali sono i motivi dietro la pressione odierna?
Cosa è successo
Secondo gli analisti, ci sono tre ragioni principali alla base del sell-off di oggi:
- Effetto domino dai bancari francesi – La crisi politica ed economica francese, con l’allarme sulla legge di bilancio lanciato dal premier Bayrou e il voto di fiducia dell’8 settembre, ha travolto gli istituti parigini (in primis Société Générale). Il crollo del comparto bancario francese ha avuto effetto a catena sull’Euro Stoxx Banks, colpendo anche gli istituti italiani.
- Il “caso Commerzbank” – Il governo tedesco ha ribadito con forza la propria opposizione all’aumento della partecipazione di Unicredit in Commerzbank, salita al 26% dopo la conversione di una quota della posizione sintetica. Berlino ha definito la mossa “ostile e non coordinata”, accentuando le incertezze sul futuro dell’operazione.
- Motivo tecnico – Dopo un lungo rally che ha portato il titolo a sovraperformare l’intero FTSE MIB, diversi trader hanno deciso di prendere profitto, sfruttando i massimi raggiunti nelle ultime settimane.
Perché è importante
Per gli investitori, il mix tra fattori esogeni (Francia), tensioni politiche (Germania) e prese di beneficio spiega la pressione ribassista su Unicredit. Tuttavia, la correzione odierna non sembra minare i fondamentali: secondo Intermonte, la strategia dell’ad Andrea Orcel resta improntata alla cautela, con l’obiettivo di valorizzare l’investimento in Commerzbank come azionista stabile, senza cercare mosse di controllo che possano alimentare frizioni con Berlino.
In prospettiva, la discesa del titolo potrebbe persino rappresentare un’occasione di ingresso per chi crede nella strategia paneuropea di Unicredit e nei ritorni attesi dal piano tedesco e dalle altre partnership in corso.
In sintesi, Unicredit oggi paga la combinazione di geopolitica e tecnica di mercato. Ma la correzione, vista alla luce dei guadagni dell’ultimo anno, appare più come un fisiologico assestamento che come un segnale di allarme strutturale.
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