Una delle classi di investimento che sta generando molto interesse come idea per il 2021 sono i mercati emergenti; con un rialzo del 4,5% nell’ultimo mese, l’MSCI Emerging Markets Index sta già scontando questo entusiasmo.
È quasi ora.
Mentre nell’ultimo decennio l’azionario USA è salito vertiginosamente, gli indici equivalenti dei mercati emergenti hanno avuto un andamento sostanzialmente laterale; grazie a un cambiamento di scenario alla Casa Bianca, un dollaro debole e valutazioni interessanti, fra le altre cose, sembrano essere in campo diversi fattori affinché l’azionario dei Paesi in via di sviluppo prosperi nel nuovo anno.
“Una parte essenziale di quella mean-reversion, secondo me, è il dollaro USA; affinché i mercati emergenti possano sovraperformare sia a livello ciclico che secolare, avremo bisogno di vedere il dollaro scendere più in basso”, scrive Jurrien Timmer, direttore macroeconomico della divisione asset allocation di Fidelity Investments; “dopo tutto, per un investitore negli USA, il rischio di cambio è una parte rilevante nell’insieme se investi in mercati non statunitensi”.
Valutando il momentum, ecco tre ETF dei mercati emergenti da considerare ora e nel 2021.
Alpha Architect Freedom 100 Emerging Markets ETF (FRDM)
Quest’anno l’Alpha Architect Freedom 100 Emerging Markets ETF (FRDM) (CBOE:FRDM) sta sovraperformando l’MSCI Emerging Markets Index di quasi 50 punti base; anche se questo dato di per sé risulta piuttosto impressionante, è piacevole riscontrare come questa statistica sia ancor più sorprendente se si considera che FRDM non presenta alcuna esposizione diretta alla Cina, uno dei principali mercati azionari con le migliori performance del 2020.
La metodologia di ponderazione di FRDM basata sul tema della libertà allontana le allocazioni geografiche del fondo da Paesi con dati dubbi sui diritti umani (tra gli altri fattori), quindi questo non è l’ETF giusto per gli investitori che cercano esposizione verso la Cina o la Russia.
La piacevole storia di investimento di questo ETF ha un impatto concreto per gli investitori: FRDM ha infatti un peso del 39,19% sui titoli tecnologici, ovvero circa il doppio della ponderazione dell’MSCI Emerging Markets Index nello stesso settore, in gran parte a causa del beta inferiore di Taiwan e Corea del Sud, che costituiscono oltre la metà della ponderazione geografica del fondo.
KraneShares Emerging Market Healthcare Index ETF (KMED)
Il KraneShares Emerging Market Healthcare Index ETF (NYSE:KMED) è una gemma nascosta tra gli ETF dei mercati emergenti; ovviamente, gli Stati Uniti hanno un solido settore sanitario, con molte opportunità per gli investitori di tutte le classi di tolleranza al rischio, ma KMED porta crescita nel gruppo degli ETF a tema healthcare.
“Entro il 2040, si prevede che nei Paesi dei mercati emergenti ci sarà in media un aumento del 24,4% della spesa sanitaria come percentuale del PIL, rispetto al solo 9,8% nei mercati sviluppati nello stesso periodo di tempo”, secondo KraneShares.
KMED sta già fornendo risultati agli investitori: nell’ultimo anno il fondo KraneShares è infatti cresciuto del 64%, mentre nello stesso periodo l’S&P 500 Health Care Index è salito soltanto del 13,12%.
WisdomTree Emerging Markets ex-State-Owned Enterprises Fund (XSOE)
Un altro potenziale metodo per sovraperformare gli indici tradizionali è il WisdomTree Emerging Markets ex-State-Owned Enterprises Fund (NYSE:XSOE), che si concentra sui settori in crescita escludendo le società in cui i governi detengono partecipazioni importanti, dette anche imprese statali (SOE).
XSOE schiva le aree problematiche come l’energia (bassi prezzi del petrolio) e i servizi finanziari (prestiti in sofferenza), per andare Overweight sui settori di crescita, come i servizi di comunicazione e beni voluttuari.
La strategia funziona, dato che quest’anno XSOE è in rialzo del 23,06%.