L’aumento dei costi dell’energia rischia di creare una vera e propria catastrofe economica in Italia.
Lo ipotizza Confesercenti, secondo cui con la situazione attuale potrebbero esserci ulteriori aumenti fino al 140% nei prossimi 12 mesi, a causa dei quali 90.000 imprese sarebbero a rischio chiusura nel nostro Paese.
Il parere di Confesercenti
Confesercenti è un’associazione di 350.000 imprese italiane del commercio, del turismo, dei servizi, dell’artigianato e della piccola industria, con complessivamente circa 1 milione di addetti.
Secondo la presidente De Luise in autunno si rischierebbe il collasso, tanto che servirebbero interventi urgenti ed incisivi.
L’esempio riportato nel comunicato ufficiale è quello di un bar che negli ultimi anni spendeva in media 6.700€ per le bollette di luce e gas. Nei prossimi dodici mesi qualora gli aumenti attuali restino costanti lo stesso bar spenderà 14.740€, ovvero un aumento dei costi del 120%, con un’incidenza sui ricavi che passerebbe dal 4,9% al 10,7%.
Per gli alberghi in media la bolletta energetica dovrebbe passare da 45.000€ a 108.000€, con un aumento del 140% ed un’incidenza di oltre 25 punti percentuali sui ricavi, mentre per i ristoranti su passerebbe da una media di 13.500€ a 29.700€ (+120%).
De Luise infatti definisce il caro bollette “un virus che distrugge bilanci e redditività“, anche perché riduce i consumi a monte a causa dei tagli alle spese delle famiglie.
Il rischio paventato da Confesercenti è che il 10% delle imprese esca dal mercato, ovvero circa 90.000 imprese in Italia, per un totale di 250.000 posti di lavoro persi.
Tali aumenti sono già in corso, come rivela un’infografica del Sole 24 Ore di ieri. Si tratterebbe di aumenti già avvenuti ben superiori al 140%. Quindi sommando i corposi aumenti già avvenuti a quelli che potrebbero ulteriormente arrivare, la situazione sembra davvero critica.
Le soluzioni delle imprese
In questo momento sembra che l’unica soluzione percorribile per le aziende sia ridurre un po’ i consumi energetici, per chi può, nella speranza che lo Stato possa intervenire per fare qualcosa, e che prima o poi i prezzi delle fonti energetiche calino.
Se da un lato il prezzo del petrolio alla fonte non è più aumentato da marzo, il prezzo dei future sul gas invece è schizzato dagli 87$ di giugno ai 276$ di due giorni fa, ovvero un aumento superiore al 200% in due mesi. Negli ultimi dodici mesi l’incremento è stato di un incredibile +900%.
In Italia il gas è la singola fonte con cui si produce più energia elettrica, con il 43% dell’elettricità prodotta utilizzando infatti questa fonte; quindi inevitabilmente anche il costo dell’energia elettrica sta aumentando molto.
Il caso Eni
Gli unici a guadagnarci sono le aziende che vendono gas, come Eni SpA (BIT:ENI) che ha rivelato un balzo dell’utile a 7,08 miliardi di euro nel primo semestre dell’anno, rispetto ai 1,2 miliardi del primo semestre 2021.
Non a caso il valore in borsa delle azioni ENI è cresciuto del 13% nell’ultimo mese, anche se solo del 20% nell’ultimo anno.
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