Mercoledì, il Bureau of Labor Statistics svelerà l’atteso rapporto sull’Indice dei prezzi alla produzione (PPI) per settembre, un giorno prima del rapporto sull’Indice dei prezzi al consumo (CPI).
Sia il PPI che il CPI costituiscono gli ultimi due indicatori economici cruciali prima della riunione del Federal Open Market Committee prevista per il 31 ottobre – 1 novembre.
Per questo motivo hanno una grande importanza mentre gli investitori valutano le prospettive di politica monetaria.
Ad agosto, i prezzi alla produzione sono aumentati dello 0,7% mese su mese, segnando il loro incremento maggiore dal giugno del 2022, in notevole rialzo rispetto alle aspettative di mercato di un aumento dello 0,4%. Questo è stato determinato principalmente da un aumento del 10,4% dei costi energetici nello stesso mese. Escludendo componenti volatili come cibo ed energia, l’indice dei prezzi alla produzione “core” è cresciuto dello 0,2% ad agosto, rallentando rispetto all’aumento dello 0,4% osservato a luglio.
Il rapporto PPI: cosa si aspettano gli economisti per settembre 2023?
- Gli economisti prevedono un aumento mensile dello 0,3% del PPI per settembre, segnando una decelerazione rispetto all’aumento dello 0,7% osservato in agosto. Tuttavia, questa proiezione rimane superiore alla media semestrale dello 0,1% mensile.
- Su base annua, si prevede che il PPI principale rimanga stabile all’1,6%, riflettendo la cifra vista ad agosto.
- Nel frattempo, si prevede che il PPI core avanzerà dello 0,2%, mantenendo lo stesso tasso di crescita visto ad agosto.
- Su base annua, si prevede che il PPI core si attesti al 2,3%, in leggero aumento rispetto al 2,2% registrato ad agosto.
Come hanno reagito i mercati al precedente rapporto PPI?
Il rapporto PPI di agosto pubblicato il 14 settembre ha ottenuto una risposta complessivamente favorevole dal mercato. Gli investitori hanno interpretato la lettura superiore alle aspettative come conseguenza di un temporaneo aumento dei costi dell’energia piuttosto che di pressioni sui prezzi strutturali.
Lo SPDR S&P 500 ETF Trust (NYSE:SPY) è salito dello 0,9% mentre l’Invesco QQQ Trust (NASDAQ:QQQ), con una forte presenza tecnologica, ha guadagnato lo 0,8%.
I settori ciclici hanno superato quelli difensivi, con il Fondo Energy Select Sector SPDR (NYSE:XLE), il Fondo Industrials Select Sector SPDR (NYSE:XLI) e il Fondo Financial Select Sector SPDR (NYSE:XLF) che hanno registrato guadagni di circa l’1%.
Nel mercato forex, il dollaro statunitense si è rafforzato, con l’Indice del Dollaro Statunitense (DXY), seguito dal Fondo Invesco DB USD Index Bullish ETF (NYSE:UUP) che è salito dello 0,5%.
Al contrario, i bond hanno subito una diminuzione poiché i rendimenti del Tesoro sono aumentati, con l’iShares 20+ Year Treasury Bond ETF (NASDAQ:TLT) che è sceso dello 0,7%.
Anche Bitcoin (CRYPTO:BTC) ha anche mostrato una performance positiva, salendo dell’1,1%.
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