Al termine di un’indagine dalla durata di 16 mesi, un sottocomitato del Congresso statunitense a guida democratica ha stabilito che il predominio delle grandi aziende tecnologiche limiterebbe l’innovazione e ostacolerebbe la concorrenza.
Il rapporto di 450 pagine del comitato è stato pubblicato martedì e formula delle raccomandazioni che sostengono misure per limitare le pratiche commerciali monopolistiche di colossi tech quali Amazon.com, Inc (NASDAQ:AMZN), Alphabet Inc (NASDAQ:GOOGL) (NASDAQ:GOOG), società madre di Google, Facebook Inc (NASDAQ:FB) e Apple Inc (NASDAQ:AAPL).
Democratici e Repubblicani divergono su alcune proposte: I Democratici hanno chiesto l’adozione di misure antitrust più incisive contro i giganti tecnologici, come ad esempio il divieto per gli attori dominanti di entrare in linee di business adiacenti, la presunzione che le fusioni da parte degli attori dominanti siano anticoncorrenziali, impedire a queste società di privilegiare i propri servizi e garantire la compatibilità con i prodotti concorrenti.
Le raccomandazioni includono anche la richiesta alla Federal Trade Commission degli Stati Uniti di raccogliere regolarmente dati sulla concentrazione di impresa e l’aumento del budget dell’Agenzia, nonché di quello della divisione antitrust del Dipartimento di Giustizia.
I Repubblicani si sono dissociati da alcune delle proposte più rigorose a opera dei Democratici. Ad esempio, il rappresentante Repubblicano del Colorado Ken Buck ha pubblicato la sua risposta, ma anche il membro del comitato Jim Jordan, rappresentante Repubblicano dell’Ohio, si è espresso riguardo al pregiudizio delle piattaforme tech contro i conservatori, che però è stato negato dalle società, come riferito dalla CNBC.
In particolare, nella sua risposta Buck ha affermato di voler sostenere l’indagine e i suoi risultati, e che spingerà per riforme antitrust bipartisan.
I risultati principali contenuti nel rapporto relativi ai colossi tech sono i seguenti:
Facebook: Il rapporto afferma che la società guidata da Mark Zuckerberg ha una posizione dominante sia nell’ambito della pubblicità online che dei social network e mette in discussione l’acquisizione di Instagram da 1 miliardo di dollari avvenuta nel 2012.
I Democratici vogliono affrontare le preoccupazioni relative alle “acquisizioni killer” spostando l’onere della prova sui grandi attori tech, al fine di garantire che questo genere di accordi non danneggi le aziende concorrenti; nel rapporto si fa riferimento al cosiddetto “memoriale Cunningham” del 2018, che era stato preparato per Zuckerberg e per gli alti dirigenti della sua compagnia.
Un ex dipendente senior di Instagram ha dichiarato al personale del sottocomitato che quel documento aveva lo scopo di chiarire il modo in cui la società potesse “posizionare Facebook e Instagram per fare in modo che non competano tra loro”.
Amazon: La maggioranza dei membri del comitato antitrust ha poi aggiunto nel rapporto che la società guidata da Jeff Bezos gode di un monopolio sulla maggior parte dei suoi venditori di terze parti e su molti dei suoi fornitori; il documento spiega che la fetta del colosso tech nell’online retail è “probabilmente sottostimata” al 40%, e che una cifra più attendibile si aggirerebbe intorno a una percentuale del 50% o superiore.
Stando al rapporto, “Pubblicamente, Amazon descrive i venditori di terze parti come ‘partner’, ma i documenti interni mostrano che, a porte chiuse, l’azienda li definisce ‘concorrenti interni’”.
Il documento ha anche messo in discussione come le acquisizioni effettuate da Amazon, quali Diapers.com e Zappos, insieme ad altre attività adiacenti, l’abbiano portata alla sua “attuale posizione dominante”.
Alphabet: Secondo il comitato antitrust, Google detiene il monopolio nei mercati della ricerca generica online e del search advertising; gli autori del rapporto affermano che Google opera “come un ecosistema di monopoli interconnessi”.
Secondo il rapporto, infatti, il colosso tecnologico è in grado di collegare fra loro i suoi servizi e di capitalizzare i numerosi dati degli utenti, rafforzando così il proprio ruolo dominante; la società guidata da Sundar Pichai avrebbe monitorato i suoi concorrenti potenziali e quelli attuali attraverso progetti come Android Lockbox.
Nel documento, Google viene accusata di potenziare le proprie offerte attraverso l’appropriazione dei contenuti; il gruppo di Mountain View avrebbe inoltre offuscato le distinzioni tra annunci a pagamento e risultati organici.
“Come risultato di queste tattiche, Google sembra sottrarre traffico al resto del web, mentre le entità che cercano di raggiungere gli utenti devono pagare a Google somme sempre crescenti per le pubblicità”, afferma il rapporto.
Google è stata in grado di sfruttare il suo dominio per chiedere ai produttori di smartphone di preinstallare le app di Google e dare loro lo status di app predefinite, come rivelato dai documenti esaminati dai membri del sottocomitato. Il rapporto afferma che questo aspetto ha danneggiato la concorrenza nei mercati della ricerca e delle app.
Apple: Il resoconto evidenzia che il controllo della società di Cupertino sul suo ecosistema mobile le ha permesso di “creare e di imporre barriere alla concorrenza e di discriminare ed escludere i rivali privilegiando le proprie offerte”.
Gli autori del rapporto affermano che Apple ha usato il proprio dominio per “sfruttare gli sviluppatori di app”, appropriandosi indebitamente di informazioni sensibili della concorrenza e addebitando “agli sviluppatori di app prezzi sovraconcorrenziali all’interno dell’App Store”.
Il monopolio di Apple sulla distribuzione del software ai dispositivi iOS “ha provocato danni ai competitor e alla concorrenza, riducendo la qualità e l’innovazione tra gli sviluppatori di app, aumentando i prezzi e limitando le alternative per gli utenti”, secondo il rapporto.
I colossi tech dicono la loro: Tutte le società hanno confutato i risultati del rapporto, come riferisce la CNBC; nel difendere l’acquisizione di Instagram, Facebook si è definita una “storia di successo americana”.
Amazon ha dichiarato di aver accolto con favore le misure di “controllo”, ma ha aggiunto che “le grandi aziende non sono predominanti per definizione”.
Google ha affermato che i suoi prodotti “aiutano milioni di americani, e abbiamo investito miliardi di dollari in ricerca e sviluppo per crearli e migliorarli”.
Apple ha detto che gli sviluppatori sono stati i principali beneficiari del suo ecosistema e che le sue commissioni erano decisamente “in linea con quelle applicate da altri store di applicazioni e marketplace di giochi”.