L’IVA è un’imposta che contribuisce a far salire i prezzi dei beni al consumo, visto che è totalmente a carico dei consumatori.
Le aliquote IVA in Italia
In Italia le aliquote IVA non sono certo tra le più basse, sebbene non siano nemmeno in assoluto le più alte al mondo; tuttavia nell’ultimo decennio sono state aumentate per far fronte ai problemi legati alle scarse entrate dello Stato italiano rispetto al suo debito.
Quindi, a prescindere dall’aumento dei costi delle materie prime, nell’ultimo decennio i prezzi in Italia sono aumentati anche a causa dell’incremento delle aliquote IVA.
Infatti è da tempo che si discute di rimettere mano a queste aliquote, in modo in particolare da non influire troppo negativamente soprattutto nei confronti delle fasce di popolazione a basso reddito.
Inoltre nel corso di questo 2022 l’inflazione in Italia è schizzata dal 4% all’8%, tenendo presente che negli ultimi anni era sempre stata sotto il 2%.
Oltretutto l’aumento dei costi produttivi dei beni di consumo non porta solamente ad un incremento dei prezzi di vendita, ma anche ad un maggior gettito d’IVA incassato dallo Stato. Basti pensare che lo Stato italiano nei primi cinque mesi del 2022 ha incassato 10 miliardi di euro in più del solito “grazie” all’inflazione.
In un tale scenario sembra avere perfettamente senso ridurre le aliquote IVA in particolare sui beni di maggior consumo, e soprattutto su quelli consumati maggiormente dalle fasce più povere della popolazione.
Per questo motivo la vice ministra dell’economia Laura Castelli di recente ha rivelato che il governo sta studiando la possibilità di azzerare completamente l’IVA su pane e pasta, e di ridurla dal 10% al 5% su carne e pesce.
Una misura provvisoria
L’iniziativa rientrerebbe nel cosiddetto DL aiuti, e sarebbe solamente temporanea. Il decreto in teoria doveva essere varato già durante questo mese di luglio, ma la caduta del governo potrebbe farlo slittare a dopo l’approvazione della legge di bilancio.
Le risorse messe a disposizione per il DL aiuti ammontano a circa 13 miliardi di euro, quindi la misura del taglio dell’IVA non sarebbe effettuata in deficit.
Attualmente l’aliquota IVA su pane e pasta è del 4%, e non è stata aumentata negli ultimi anni. Quindi se il pane costa circa 5€ al chilo, l’azzeramento dell’iva lo porterebbe a 4,8€, ovvero un prezzo comunque superiore a quello che aveva fino all’anno scorso prima che si innescasse la spirale inflazionistica.
Invece per quanto riguarda la carne, ipotizzando un prezzo al chilo di circa 4€ il dimezzamento dell’aliquota IVA lo farebbe scendere a circa 3,8€.
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