Il più grande investitore di Credit Suisse Group AG (NYSE:CS), la Saudi National Bank, ha fatto crollare le azioni della banca d’investimento svizzera mercoledì. La banca del Medio Oriente ora però sembra si stia impegnango a rimediare ai danni.
Cosa è successo
Il presidente della Banca nazionale saudita, Ammar Al Khudairy, è intervenuto per suggerire che il grado di svendita delle azioni del Credit Suisse sia “ingiustificato”, ha riferito la CNBC.
Mercoledì le azioni quotate al NYSE di Credit Suisse sono crollate di poco più del 30% infragiornaliero; le azioni hanno poi recuperato parte delle perdite dopo che si è ventilata l’ipotesi di un intervento da parte della Banca nazionale svizzera.
Il titolo a fine giornata ha chiuso in ribasso del 13,94% a 2,16 dollari, ma lontano dal minimo di 1,75.
Khudairy ha riferito alla CNBC che le persone cercano solo cercando scuse per vendere banche. “Se guardi a come è crollato l’intero settore bancario, sfortunatamente molte persone stavano solo cercando scuse”, ha detto.
“È panico, un po’ di panico. Credo del tutto ingiustificato, sia per il Credit Suisse che per l’intero mercato”.
Khudairy ha chiarito che Credit Suisse non ha contattato la banca saudita per ricevere assistenza finanziaria da ottobre. Il dirigente ha mantenuto la sua posizione sostenendo che la sua banca non assumerà partecipazioni in Credit Suisse che vadano oltre il 9,9% già detenuto.
L’effetto Musk
Khudairy ha anche affermato che le conseguenze del crollo della Silicon Valley Bank di proprietà di SVB Financial Group (NASDAQ:SIVB) sono diverse dalla crisi finanziaria del 2008.
“Questo è solo un incidente isolato, le autorità di regolamentazione hanno escluso ogni possibilità di ricaduta”, ha affermato.
Separatamente, la Banca nazionale svizzera ha annunciato giovedì che eserciterà opzioni per prendere in prestito fino a 50 miliardi di franchi svizzeri nell’ambito di una linea di prestito coperta e di una linea di liquidità a breve termine, garantita da attività di alta qualità. La società ha inoltre annunciato un’offerta pubblica di acquisto in contanti sia per il debito in dollari USA che in euro. Ciò contribuirebbe a ottimizzare la spesa per interessi e consentirebbe alla banca di trarre vantaggio dai prezzi interessanti del debito.