Il nuovo anno non ha portato grande gioia ai potenziali acquirenti di case negli Stati Uniti, dato che i tassi ipotecari sono saliti al livello più alto degli ultimi sei mesi.
Il tasso d’interesse medio sui mutui a tasso fisso a 30 anni con un saldo del prestito conforme di 766.550 dollari o meno è salito al 6,97% nella settimana conclusasi il 27 dicembre 2024, rispetto al 6,75% della settimana precedente, secondo i dati pubblicati giovedì dalla Mortgage Bankers Association.
Si tratta dei tassi più alti dall’inizio di luglio, dato che i rendimenti dei titoli del tesoro a lungo termine rimangono elevati in seguito alla posizione monetaria da falco della Federal Reserve.
In particolare, i tassi ipotecari, che hanno avuto una tendenza al ribasso per gran parte della prima metà del 2024, sono ora più alti di 21 punti base rispetto a questo periodo dell’anno scorso, ribaltando il copione di quello che era stato un mercato relativamente amichevole per i mutuatari.
L’impennata dei tassi ipotecari riflette i cambiamenti più ampi dei mercati finanziari, con i rendimenti dei titoli del tesoro a lunga scadenza in aumento insieme alle proiezioni del Federal Open Market Committee (FOMC) che prevedono tagli dei tassi di interesse inferiori al previsto.
Le richieste di mutui crollano del 12,6%
Con i costi di finanziamento che si avvicinano alla soglia psicologicamente significativa del 7%, l’attività ipotecaria ha subito una flessione. L’MBA ha riportato che le richieste di mutui sono scese del 12,6% durante la stessa settimana, sommando un calo del 10,7% rispetto al periodo precedente. In base alla stagionalità, il volume dei mutui si è attestato al livello più basso degli ultimi 10 mesi.
Il forte calo suggerisce che l’aumento dei tassi sta comprimendo la domanda e che molti potenziali acquirenti non sono in grado o non sono disposti a stipulare mutui in condizioni così sfavorevoli.
Il mercato del lavoro mostra una certa resistenza
Sul fronte opposto, i dati sul mercato del lavoro hanno offerto un barlume di ottimismo: le richieste iniziali di disoccupazione sono scese a 211.000 nella settimana conclusasi il 28 dicembre, in calo rispetto alle 219.000 della settimana precedente e battendo le aspettative del mercato di 222.000.
Anche le richieste continue, che tengono conto di coloro che già ricevono il sussidio di disoccupazione, sono scese a 1,844 milioni, il livello più basso dalla fine di settembre e al di sotto delle previsioni di 1,890 milioni. Il costante calo delle richieste di sussidio suggerisce che il mercato del lavoro statunitense rimane solido anche a fronte dell’aumento dei costi di finanziamento.
La reazione dei mercati
La giornata di giovedì ha regalato una dose di ottimismo ai mercati grazie al forte rimbalzo del sentimento di rischio in vista della prima sessione di trading del nuovo anno.
Dopo il crollo di martedì, i principali futures azionari hanno fatto un balzo all’inizio delle contrattazioni. Alle 8:40 ET, i contratti sull’S&P 500 sono saliti dell’1%. Nel frattempo, i futures legati al Nasdaq 100, che è un indice tecnologico, hanno fatto un balzo dell’1,2%.
Nel frattempo, l’indice del dollaro statunitense (DXY) – monitorato dall’Invesco DB USD Index Bullish Fund ETF (NYSE:UUP) – è salito dello 0,3% a 108,80 livelli, raggiungendo il massimo da novembre 2022.
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