Il comitato per la definizione della politica monetaria della Federal Reserve, il Federal Open Market Committee, si riunirà per due giorni a partire da martedì. Prima della riunione, il CEO di Tesla Elon Musk ha ribadito le sue preoccupazioni per le conseguenze di un altro rialzo dei tassi da parte della banca centrale.
Cosa è successo
I dati utilizzati dalla Fed hanno troppa latenza, ha twittato domenica Musk, aggiungendo che una «lieve recessione è già arrivata».
L’imprenditore miliardario ha fatto riferimento alla recente crisi bancaria, che ha portato alla chiusura della Silicon Valley Bank e anche al salvataggio della banca d’investimento svizzera Credit Suisse Group AG (NYSE:CS).
«Non è morto solo il canarino della miniera di carbone (SVB), ma anche uno dei minatori più fedeli (Credit Suisse) e il cimitero si sta riempiendo velocemente!» ha scritto.
Musk ha anche sollevato lo spettro di una grave recessione. «Ulteriori rialzi dei tassi innescheranno [una] grave recessione. Ricordate le mie parole», ha twittato.
Le prospettive sui tassi della Fed
Attualmente i futures scontano una probabilità dell’83,9% di un rialzo di 25 punti base, il che porterebbe i tassi dei Fed Fund al 5-5,25%. I dati recenti sull’inflazione hanno mostrato un attenuarsi della pressione sui prezzi, sebbene siano ancora a livelli che potrebbero causare disagio alla Fed.
In una recente intervista, l’ex segretario al Tesoro Larry Summers ha sottolineato l’indice del costo del lavoro, che è aumentato del 4,8% su base annua nel primo trimestre. Il dato, che gli economisti considerano la migliore misura dell’inflazione salariale, è ben lontano dall’obiettivo del 2% della Fed, ha detto, aggiungendo di prevedere una stagflazione.
Ancora più importante, la crisi bancaria continua a crescere sempre più. La First Republic Bank (NYSE:FRC), un’altra banca regionale, è sull’orlo del baratro e si ipotizza che la Federal Deposit Insurance Corporation la metterà sotto amministrazione controllata e la venderà già questo fine settimana.
La crisi bancaria è stata attribuita a una serie di aumenti dei tassi della Fed, che hanno eroso gran parte del valore dei titoli del Tesoro detenuti da queste banche nei loro bilanci.