Gli investitori statunitensi non sono certo a corto di disponibilità di ETF nel settore biotecnologico. There’s not a shortage of biotechnology exchange-traded funds available to U.S. investors. Se si includono i prodotti a leva, esistono circa 20 prodotti del genere, ma quello che manca è una varietà a livello internazionale.
Cosa è successo La situazione è cambiata giovedì, con il debutto del Global X China Biotech Innovation ETF (NASDAQ:CHB), che ha prolungato quella che è stata una settimana vivace di lanci da parte della società emittente; infatti quest’anno Global X è stata parecchio impegnata in termini di nuovi ETF sul mercato e, prima del debutto di CHB, ha fatto centro sul fronte sanitario.
Il nuovo ETF segue il Solactive China Biotech Innovation Index e detiene 27 titoli, un numero esiguo rispetto ad alcune delle alternative maggiormente consolidate e focalizzate sul mercato interno di questa categoria.
Perché è importante La piccola dimensione dell’elenco di componenti di CHB non dovrebbe far pensare ad opportunità limitate; si tratta piuttosto di un riflesso dell’industria biotecnologica cinese, ancora giovane e significativamente meno matura della sua controparte statunitense.
Tuttavia, quando si parla di una combinazione di investimenti fra Cina e assistenza sanitaria, le opportunità sono enormi; la seconda economia più grande del mondo ospita infatti il maggiore mercato sanitario, una popolazione che invecchia e la spesa sanitaria che su base percentuale cresce più rapidamente di quanto avvenga nei mercati maturi dei Paesi sviluppati, come gli Stati Uniti e il Giappone.
“Con l’ascesa del settore sanitario generale, l’industria biotecnologica cinese è già tra quelle con la crescita più veloce al mondo, e si prevede che maturerà dai primi passi a leader globale”, scrive l’analista di Global X Chelsea Rodstrom; “con appena un decimo delle dimensioni rispetto alla sua controparte statunitense, sembra esserci ampio spazio per una crescita persistente”.
Fino agli anni ’90 il settore sanitario cinese era sostanzialmente controllato dallo stato, ma si prevede che entro il 2030 raggiungerà una valutazione di 2,4 trilioni di dollari: si tratta di una crescita straordinaria.
Cosa potrebbe succedere I dati confermano dunque che sussiste il potenziale per una crescita epica del mercato biotech cinese; soltanto a titolo di esempio, il segmento della biologia è minuscolo rispetto alla sua controparte statunitense.
“A causa delle sue dimensioni relativamente più piccole, la crescita del segmento della biologia in Cina è sostanzialmente superiore a quello degli Stati Uniti; dal 2015 al 2018 ha registrato una crescita del 30%, e si prevede che nel 2023 raggiungerà una crescita del 40%”, osserva Rodstrom. “Le aziende biologiche con sede in Cina possono avere vantaggi significativi a livello di sperimentazione e di portata grazie ai costi inferiori, all’ampio accesso ai dati e alle caratteristiche uniche dell’enorme popolazione cinese”.
La biologia è soltanto uno dei possibili fattori di vantaggio per il nuovo CHB; gli altri includono una popolazione anziana che nei prossimi anni potrebbe avvicinarsi alla cifra di 330 milioni di persone, costi di sviluppo inferiori e le tasche profonde degli investitori di venture capital desiderosi di entrare nel mercato sanitario cinese.
Il CHB addebita una commissione dello 0,65% all’anno, ovvero 65 dollari su un investimento di 10.000.