Riprendono i negoziati tra Russia e Ucraina, stavolta a Istanbul, Turchia, dove il presidente Erdogan ha preparato il terreno parlando sia con Putin che con Zelensky.
I nuovi negoziati in Turchia
La notizia più rilevante al momento sembra essere il passo indietro della Russia, che rinuncerebbe all’ambizione di “denazificare” e smilitarizzare l’Ucraina e sarebbe disposta a permettere il suo ingresso all’interno dell’Unione Europea, a patto di una neutralità militare, riporta il Financial Times citando persone informate sui fatti. Colpa dello stallo militare a cui sembra essere giunta l’offensiva di terra russa? Tuttavia è ancora forte lo scetticismo sul possibile esito dei negoziati.
L’avvelenamento di Abramovich
L’anno non era cominciato bene per Roman Abramovich, vivamente sollecitato a cedere il Chelsea e ad abbandonare l’Inghilterra. Il suo tentativo di riabilitarsi sul palcoscenico internazionale sembra però gli sia costato caro. A inizio marzo (presumibilmente tra il 4 e il 5), sembra infatti che tre dei quattro componenti della delegazione di negoziazione siano stati avvelenati. I tre avrebbero riportato sintomi quali arrossamento degli occhi, lacrimazione dolorosa e desquamazione di volto e mani, afferma il Wall Street Journal. Abramovich avrebbe anche perso la vista per alcune ore, secondo quanto riporta il Financial Times. La notizia è stata confermata da un portavoce del magnate russo.
Secondo l’agenzia investigativa Bellingcat, i sintomi sarebbero compatibili con l’uso di armi chimiche o con microradiazioni.
Tutti i mediatori ora stanno bene, con Abramovich che ha presenziato al discorso del presidente turco Erdogan. Nel frattempo però Rustem Umerov, uno dei negoziatori, smentisce su twitter.
Cosa succede in Italia?
Già a inizio marzo erano cominciati i primi fermi e le confische di yacht e beni appartenenti a magnati russi, e anche l’Italia ha fatto la sua parte congelando beni appartenenti a oligarchi russi coinvolti nella speculazione sulle materie prime durante l’attuale conflitto in Ucraina.
Ora Bankitaia e il nucleo valutario della Guardia di Finanza stanno cercando il denaro liquido presente sui conti correnti, sul quale grava al momento un divieto di movimentazione e trasferimento.
Colpire gli oligarchi in modo sostanziale ed efficace non è tuttavia un’impresa di poco conto, considerando che gran parte dei beni posseduti, appartengono in realtà a società con sede in paradisi fiscali, prima tra tutte Cipro con una quota pari all’80%, quindi le isole Cayman, le British Virgin Islands e le Bermuda.
Nel frattempo, mentre prosegue la guerra in Ucraina, anche le aziende italiane ne scontano le conseguenze. Sul podio delle città più colpite: Milano, Bologna e Vicenza.
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