Julie Gillespie, responsabile delle ricerche di mercato presso TipRanks
Gli ultimi anni ci hanno dimostrato che la società e il mondo in generale possono cambiare a un ritmo sorprendente. Proprio mentre la pandemia di COVID-19 sembrava essere agli sgoccioli ed eravamo pronti al ritorno alla normalità, un altro evento negativo è comparso all’orizzonte.
Dopo che in molti avevano sperato prima che non accadesse e poi che non durasse in questo modo, l’invasione russa dell’Ucraina non sembra avere una fine in vista. La guerra è al suo 21° giorno e ad ogni momento che passa sempre più civili innocenti perdono i loro mezzi di sostentamento, o peggio. A livello geopolitico, economico e, naturalmente, mentale, questa guerra non sarà mai dimenticata; l’ordine mondiale post-Guerra Fredda è cambiato, con due potenti entità che si armano e ostentano la loro forza l’una nei confronti dell’altra.
In risposta, gli alleati occidentali hanno imposto sanzioni punitive contro l’industria russa e i suoi benefattori; i prezzi del petrolio, del gas e dell’energia hanno continuato a salire vertiginosamente ad ogni nuova sanzione approvata. La Russia è il secondo produttore mondiale di greggio per valore esportato, e ora le nazioni europee, in particolare Germania e Italia, si stanno affrettando a capire come poter diminuire la loro dipendenza energetica da Mosca. Nel frattempo, il Cremlino fa prepotentemente affidamento sui fondi delle esportazioni provenienti da questa fonte di energia, dunque è prevedibile che, senza la sua maggior fonte di denaro, l’economia e il PIL della Russia avvizziranno.
Fino al drastico calo di ieri, il prezzo spot di questa materia prima aveva continuato a salire per tutta la scorsa settimana, poiché l’offerta globale ha registrato una rapida diminuzione.
Nel suo recente discorso sullo stato dell’Unione, il Presidente degli Stati Uniti Biden ha annunciato la possibile messa sul mercato di 30 milioni di barili di petrolio da una riserva strategica allo scopo di impedire l’aumento dei prezzi. Nonostante la nobile iniziativa, mercoledì i prezzi sono nuovamente saliti a causa dell’infuriare della guerra; inoltre, Biden ha tentato di mettersi in contatto con Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti — due nazioni ricche di petrolio — ma è stato ignorato dalle rispettive cancellerie per non aver sostenuto le due nazioni del Golfo nella guerra civile in Yemen.
L’inflazione è nella mente degli investitori da oltre un anno e il rialzo dei prezzi del petrolio causa un aumento ancora maggiore dei costi; quasi tutti i segmenti di una supply chain dipendono in qualche modo dal petrolio e, se la spesa dei produttori aumenta, i costi vengono generalmente trasferiti al consumatore.
Inoltre, fabbriche, navi, treni, camion e metodi di consegna dell’ultimo miglio solitamente lavorano su margini sottili, quindi non è imprevedibile che le spese di consegna possano aumentare di pari passo con i prezzi del petrolio.
Gli esiti economici della guerra influenzeranno anche la cybersecurity, la cui necessità è stata aggravata in primo luogo dalla trasformazione digitale, divenuta rilevante durante la pandemia, e in secondo luogo dalla minaccia delle organizzazioni russe. Daniel Ives di Wedbush Securities ha recentemente pubblicato un report sulla questione, scrivendo che si aspetta che un’ondata di attacchi “possa cambiare le regole del gioco per le imprese e i governi USA/europei nei prossimi mesi”; sebbene spiacevole, questo possibile trend sarebbe una benedizione per i titoli di sicurezza informatica.
Ives aveva già previsto che il settore della sicurezza informatica avrebbe mostrato un’espansione del 20% su base annua, e le conseguenze della guerra di Putin dovrebbero ulteriormente favorire la spesa in questo settore; molti titoli di cybersecurity hanno già visto crescere le loro valutazioni in risposta alla crescente minaccia e alla domanda per i loro servizi.
Oltre alle sanzioni imposte dall’Occidente al settore del petrolio e gas russo, diverse banche russe sono state recentemente bandite dal sistema di messaggistica SWIFT, escludendole di fatto dalla possibilità di ricevere e inviare fondi da e verso l’estero; questo elemento, insieme al congelamento delle massicce quantità di asset della riserva estera russa, nelle ultime due settimane ha fatto crollare il rublo. Con una valuta in rapido calo, i cittadini russi hanno iniziato una corsa alle banche, con le code che in alcune città si estendono per chilometri mentre la gente si affretta a ritirare i propri soldi.
L’ordine globale tra Occidente e Russia non può essere modificato senza causare conseguenze macroeconomiche prolungate sulle industrie più importanti del mondo. Sembra che i funzionari ucraini e russi siano nuovamente in trattative per un possibile cessate il fuoco, ma mentre l’assedio dell’Ucraina prosegue e si intensifica, il futuro non sarà chiaro fino a quando le acque non si saranno completamente calmate.
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