- Secondo Bloomberg, i principali analisti strategici di Wall Street non sono concordi in merito all’impatto che i deboli dati dell’economia statunitense avranno sulle prospettive di politica monetaria della Federal Reserve e sulle conseguenze per il mercato azionario.
- Gli analisti strategici di Morgan Stanley (NYSE:MS) sostengono infatti che, nonostante stiano aumentando i timori di una recessione, è troppo presto per aspettarsi che la Fed smetta di inasprire la politica monetaria, il che implica che le azioni dovranno scendere ancora prima di raggiungere il minimo.
- Al contrario, gli analisti strategici di JPMorgan Chase & Co (NYSE:JPM) sostengono che la scommessa sul fatto che l’inflazione abbia raggiunto il picco faranno cambiare rotta alla Fed, migliorando le prospettive per le azioni nella seconda metà dell’anno.
- Secondo Michael J. Wilson di Morgan Stanley, l’inflazione persistente sarà ciò che stavolta manterrà la Fed aggressiva.
- Sebbene nei quattro cicli precedenti la banca centrale statunitense abbia smesso di inasprire la sua politica monetaria prima dell’inizio di una contrazione economica, inviando un segnale rialzista al mercato azionario, Wilson ha scritto in una nota che, dati gli attuali livelli storici di inflazione, la Fed probabilmente continuerà ad essere hawkish anche quando si verificherà una recessione.
- Attraverso una nota diffusa lunedì, Mislav Matejka di JPMorgan ha dichiarato che il rallentamento della crescita economica e l’indebolimento del mercato del lavoro negli USA permetteranno invece alla Fed di perseguire una politica monetaria più equilibrata, il che implicherebbe che sia il dollaro USA che l’inflazione abbiano raggiunto un picco.
- Paolo Zanghieri, economista senior di Generali Investments, ha affermato di aspettarsi un rallentamento nel ritmo degli aumenti dei tassi di interesse dopo l’incontro di questa settimana.
- Sebbene il rallentamento economico si stia intensificando, Sean Darby, analista strategico di Jefferies LLC, ha affermato che l’impatto di una politica monetaria più restrittiva sulle azioni potrebbe attenuarsi nella seconda metà di quest’anno.
- Secondo l’analista strategico di Goldman Sachs Group (NYSE:GS) David J. Kostin, il rialzo del dollaro dovrebbe mettere sotto pressione i ricavi dell’S&P 500. Con una nota del 22 luglio, il modello top-down della banca indica che un aumento ponderato su base commerciale del dollaro pari al 10% dovrebbe ridurre l’utile per azione del 2-3%.
- Foto di Foto-Rabe da Pixabay
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