Lunedì mattina il petrolio è sceso negli scambi asiatici, trascinato dall’allentamento delle sanzioni al petrolio russo deciso dall’Unione Europea e dai crescenti timori sulla domanda negli Stati Uniti in vista di un possibile aumento dei tassi alla fine di questa settimana.
Movimento dei prezzi
I futures sul WTI sono scesi dello 0,8% e hanno scambiato al di sotto della soglia dei 94 dollari al barile, raggiungendo il minimo settimanale; i futures sul Brent sono scesi dello 0,83% a 97,56 dollari al barile.
Gli sviluppi dal lato dell’offerta
Al fine di limitare i rischi per la sicurezza energetica globale, gli Stati membri dell’UE hanno concordato di adeguare le sanzioni in base alle quali le società statali russe Rosneft (OTC:RNFTF) e Gazprom (OTC:OGZPY) spediscono petrolio a Paesi terzi, ha riferito Reuters.
La governatrice della Banca centrale russa Elvira Nabiullina venerdì ha dichiarato che la Russia non fornirà petrolio alle nazioni che scelgono di imporre limiti di prezzo.
Nel frattempo, la National Oil Corporation libica intende riportare la produzione di petrolio a 1,2 milioni di barili al giorno nelle prossime due settimane.
Il punto di vista dell’esperto
Kazuhiko Saito, capo analista di Fujitomi Securities Co Ltd., ha affermato che è probabile che il tono del mercato resterà ribassista a causa dei timori che gli aumenti dei tassi di interesse riducano la domanda globale di carburante e che la ripresa di una parte della produzione di petrolio greggio libico allenti la rigidità dell’offerta globale, ha riferito la CNBC.
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