Oggi lo spread tra il rendimento dei BTP italiani e quello dei Bund tedeschi è in discesa.
A dire il vero fino al 13 luglio era salito dai circa 135 punti di inizio anno fino a quasi 210 punti, ma in seguito alle dimissioni di Mario Draghi dalla Presidenza del Consiglio era salito ben oltre i 220 punti.
Un ritorno alla normalità?
Il picco di questa fase lo ha toccato ieri, lunedì 18 luglio, oltre quota 235, ma da allora ha iniziato a scendere finendo abbondantemente sotto quota 220.
Il livello attuale è in linea con quello di inizio giugno, ovvero più di un mese e mezzo fa quando nessuno ancora ipotizzava le dimissioni di Draghi, ed è di oltre l’8% inferiore al picco di ieri.
A dire il vero però il picco massimo del 2022 si era verificato in precedenza, ovvero a metà di giugno, quando superò anche quota 250 punti. Quindi il livello relativamente elevato che ha ora potrebbe non essere dovuto in toto alla crisi politica.
Anzi, la nuova parabola ascendente è iniziata addirittura ad ottobre dello scorso anno, quando si risollevò sopra quota 110 dopo diversi mesi attorno a quota 100. In precedenza, sia nel 2018/2019 che nel 2020, era stato abbondantemente sopra i 250 punti, con picchi ad oltre 310 punti a fine 2018.
Quindi il livello attuale non è particolarmente elevato, sebbene sia ormai in crescita da più di nove mesi.
Una visione più ampia
Nel 2018 il problema era sicuramente causato dai timori che il governo italiano non fosse in grado di mantenere solvente il Paese, ma già nel corso del 2019 tali timori si dissolsero.
Nel 2020 ovviamente il problema fu la pandemia, ma già nel corso dell’anno si attenuò parecchio.
Nel 2021 lo spread BTP/Bund sembrava essere tornato a livelli più che sostenibili, ma nel corso dell’anno a causa dei sempre maggiori timori per inflazione e possibile recessione era tornato a crescere. In questo contesto le dimissioni del Presidente del Consiglio non hanno fatto altro che esacerbare le paure.
A questo punto è difficile immaginare che possa tornare ai livelli del 2021, anche nel caso in cui l’attuale crisi di governo dovesse risolversi. Il fatto stesso che più di un mese fa ha toccato vertici non più raggiunti in seguito fa presumere che la crisi di governo stia solo peggiorando una situazione già ampiamente peggiorata, e non in via di soluzione sul breve periodo.
È tuttavia d’obbligo sottolineare che il calo di oggi sembra essere dovuto proprio ad un rafforzamento delle ipotesi di una soluzione a breve della crisi di governo, rispetto invece a quelle che suggeriscono lo scioglimento delle Camere ed il voto ad ottobre.
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