Il cambio euro-dollaro (EUR/USD) sta attraversando una fase di consolidamento, con movimenti contenuti in attesa di nuovi segnali dal fronte macroeconomico e dalla politica monetaria statunitense. Martedì la quotazione è scesa fino a 1,1530 per poi risalire leggermente sopra quota 1,1550: il mercato resta quindi sospeso tra scommesse su futuri tagli dei tassi negli Stati Uniti e possibili nuovi sviluppi istituzionali.
Cosa è successo
Nelle ultime sedute, la valuta unica ha mostrato volatilità limitata. Gli analisti di UoB sottolineano che, nonostante un’impennata dell’euro registrata venerdì scorso, “è troppo presto per attendersi ulteriori rialzi sostenuti”: il range atteso resta tra 1,1435 e 1,1660. Scotiabank conferma che “una solida base” per l’euro si trova ora nell’area 1,1395/1,1400, mentre un ritorno sopra 1,16 aprirebbe la strada verso 1,17.
Secondo ING, proprio nella fascia 1,1500/1,1520 potrebbero tornare consistenti acquisti sulla moneta unica. Sul fronte dei dati, l’indice ISM dei servizi USA di luglio è sceso a 50,1, sotto le attese (51,5) e sotto il dato precedente, riflettendo un rallentamento del comparto insieme a un’accelerazione dei prezzi ai massimi dal 2022. Si aggravano anche i segnali di debolezza su import-export, complici i dazi, mentre montano i timori di stagflazione.
A destare attenzione sono anche le possibili mosse in seno alla Federal Reserve: la presidente della Fed di San Francisco, Daly, ritiene “possibili due tagli ai tassi nel 2025, forse addirittura tre”. Sulla nomina del prossimo governatore, Trump ha dichiarato di avere una short list e il mercato si aspetta sviluppi rapidi, specialmente a seguito delle recenti dimissioni di Kugler e di cambiamenti alla guida del Bureau of Labor Statistics.
Perché è importante
Il quadro che si delinea per l’EUR/USD è quello di un mercato in attesa, che guarda con attenzione a Washington. Gli investitori si interrogano sull’impatto di possibili modifiche ai vertici della Fed e sulle conseguenze delle ultime manovre di Trump, considerando anche possibili effetti sulla resilienza istituzionale USA e sui premi al rischio richiesti dagli investitori globali.
Intanto, i dati migliori delle attese nell’Eurozona sembrano offrire un supporto fondamentale alla moneta unica secondo Scotiabank: sorprese positive nella macro europea potrebbero mantenere il cambio sostenuto, soprattutto se la Fed dovesse “inseguire” la BCE sul fronte degli allentamenti monetari. L’area 1,1500–1,1520 si conferma così livello chiave da monitorare secondo gli analisti: un potenziale punto di svolta dove la pressione degli acquirenti potrebbe tornare protagonista.
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