Il cambio EUR/USD ha registrato un rapido recupero nella giornata di martedì 22 luglio, risalendo fino a quota 1,1760. Una reazione che sembra più una pausa tattica che un’inversione strutturale: la pressione al ribasso resta viva, ma prende fiato. La partita si gioca ora su livelli tecnici ben precisi, che separano l’attesa da una nuova direzione.
Cosa è successo
L’euro ha rialzato la testa dopo una serie di sedute sottotono, con un movimento che ha spinto il cambio verso 1,1760. Un segnale incoraggiante per i compratori, ma ancora troppo debole per cambiare il quadro generale.
La soglia chiave è ora 1,1810-1,1820: solo un superamento netto di quest’area darebbe forza a un nuovo slancio rialzista. Per ora, questa resistenza si comporta come una diga: trattiene l’entusiasmo, impone prudenza.
Nel breve, il supporto a 1,1680 diventa cruciale per consolidare la risalita. Una tenuta sopra questo livello favorirebbe una fase di riaccumulazione — quella pausa strategica che serve per prendere la rincorsa.
Al contrario, una discesa sotto 1,1610 suonerebbe come un campanello d’allarme. Ma il vero segnale ribassista si materializzerà solo con la rottura di 1,1560, soglia che oggi rappresenta il pavimento del trend.
Perché è importante
Il rimbalzo tecnico in corso offre un respiro, ma non basta a rassicurare gli operatori: l’inerzia ribassista è solo in pausa, non ancora sconfitta. I livelli tecnici diventano quindi mappe emotive, bussola per capire dove può andare il mercato.
Il quadro resta sospeso tra due possibilità: una fase di consolidamento sopra 1,1680 può rafforzare le chance di un nuovo allungo, ma ogni esitazione rischia di trasformarsi in caduta. In questo contesto, i trader valutano il timing come una risorsa preziosa.
Il comportamento nei pressi di 1,1810 sarà decisivo: lì si giocano le prossime settimane di sentiment sul cambio. La velocità del rimbalzo, infatti, non garantisce stabilità — e in assenza di fondamentali nuovi, il tecnico prende il timone.
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