JP Morgan: l’obbligazionario non deve temere l’inflazione USA

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Il Bond Bullettin di J.P. Morgan Asset Management consiglia di monitorare comunque la situazione per un’eventuale gestione tattica, ma esclude che possano ripetersi scenari simili al ‘taper tantrum’ del 2013

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Nei prossimi mesi l’inflazione potrebbe rialzare la testa in America. Anche se non si può escludere uno scenario da “taper tantrum”, quando il capo della Fed Bernanke decretò la fine del Quantitative Easing post-Lehamn, l’effetto più probabile dovrebbe limitarsi a un aumento graduale dei rendimenti. Per gli investitori obbligazionari resta comunque indispensabile mettere regolarmente in discussione questa visione. L’inflazione potrebbe mandare in fumo l’aspettativa di un aumento graduale e moderato dei tassi aprendo a una gestione della duration in chiave tattica, poiché il mercato potrebbe reagire in modo eccessivo con un’accelerazione più forte del previsto. Resta comunque ferma la convinzione che un aumento dell’inflazione sarà temporaneo e che la linea accomodante della Federal Reserve garantirà un graduale aumento dei rendimenti, evitando un picco.

MOLTI FATTORI INDICANO INFLAZIONE

È la conclusione cui giunge il Bond Bulletin settimanale a cura dal team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management, secondo cui nei prossimi mesi diversi fattori potrebbero dare impulso all’inflazione, dopo il tracollo nella primavera scorsa. Le proiezioni sull’inflazione USA prospettano un aumento dall’attuale 1,4% al 3% a aprile e maggio, soprattutto nei servizi. Ma perché non sia solo un fenomeno passeggero, dovrebbe salire anche nel segmento abitativo, dove invece è molto debole. Pertanto un’accelerazione è concretizzabile quando le misure di lockdown verranno revocate e il mercato del lavoro migliorerà, ma secondo il Bond Bullettin è altamente improbabile che subisca un’impennata

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Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.