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    Homepage » Nio, il sell-off è stato esagerato?

    Nio, il sell-off è stato esagerato?

    Shanthi RexalineBy Shanthi Rexaline07/03/2021 Strategie di Trading 5 min. di lettura
    Nio, il sell-off è stato esagerato?
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    Le azioni di Nio (NYSE:NIO) hanno subito un duro colpo dal sell-off del settore tech, e il report trimestrale dell’azienda pubblicato all’inizio di questa settimana ha fatto poco per alleviare il sentiment; ora il titolo è in territorio ribassista, dopo aver ceduto il 35,7% dal massimo del 10 febbraio di 64,60 dollari.

    Ma la svendita delle azioni Nio è giustificata? I fondamentali dell’azienda hanno acceso un campanello d’allarme per gli investitori, che prima del crollo stavano affollando il titolo?

    I massimi del 2020: la pandemia di COVID-19, scoppiata alla fine del 2019 e che ha devastato l’economia globale per gran parte del 2020, si è rivelata una benedizione per alcune aziende che sono riuscite a trarre vantaggio malgrado le avversità.

    Nio, produttore di veicoli elettrici del segmento lusso, l’anno scorso avrebbe dovuto subire un duro colpo, dato che i clienti a corto di liquidità hanno preferito trattenersi dall’effettuare acquisti di grandi dimensioni; il periodo più difficile per l’azienda è stato nei primi due mesi del 2020, ma la startup di auto elettriche – lungi dal farsi ostacolare da un contesto geopolitico avverso – ha scelto invece di agire in maniera proattiva, annunciando diverse offerte innovative di prodotti e servizi.

    Le consegne hanno continuato a crescere durante l’anno, con il carismatico amministratore delegato di Nio, William Bin, che ha attribuito la forza al crescente riconoscimento del suo marchio di fascia premium, a prodotti e servizi competitivi e convincenti, alla rete di vendita in espansione e, soprattutto, al supporto della sua appassionata e fedele comunità di utenti.

    Nel 2020 Nio ha consegnato 43.728 veicoli, con un aumento del 111% su base annua.

    La compagnia è anche riuscita a contenere i costi e a incrementare i margini; inoltre, è stata in grado di mobilitare le finanze attraverso una combinazione di capitale azionario, debito e investimenti strategici, rimuovendo così un fondamentale rischio esistenziale che ha dovuto affrontare nel 2019.

    Il titolo ha prontamente iniziato a scontare il miglioramento dei fondamentali, chiudendo il 2020 con un guadagno superiore al 1.100%; il forte rally ha però reso la valutazione eccessiva, con alcuni scettici che hanno iniziato a mettere in dubbio l’esuberanza irrazionale del titolo.

    Fondamentali e rallentamento del titolo a inizio 2021: Nio ha avuto un buon inizio d’anno, visto che a gennaio ha continuato a registrare un numero record di consegne mensili; l’11 gennaio il titolo ha raggiunto il massimo di 66,99 dollari, dopo che gli investitori hanno reagito agli annunci fatti dalla società in occasione dell’evento annuale Nio Day tenutosi il 10 gennaio.

    Da quel momento in poi il titolo ha avuto un percorso accidentato; dall’inizio di febbraio le azioni NIO sono state catturate nel vortice del sell-off del settore tech, e per inciso nemmeno l’azienda leader di mercato e pioniere dei veicoli elettrici Tesla, Inc. (NASDAQ:TSLA) è stata risparmiata: dal massimo storico di 900,40 dollari (rettificato per lo stock-split) raggiunto a fine gennaio, le azioni Tesla hanno infatti perso oltre il 30%.

    Gli investitori Nio riponevano le loro speranze su un report stellare del quarto trimestre affinché il titolo si riprendesse dai livelli depressi attuali, ma così non è stato: le azioni hanno continuato a perdere terreno nonostante il produttore di veicoli elettrici abbia riportato per il trimestre un fatturato di 1 miliardo di dollari e abbia registrato un’espansione dei margini lordi.

    I detrattori si sono affrettati a mettere in evidenza la perdita più ampia del previsto e il calo mensile delle consegne.

    Come sottolineato da Edison Yu, analista di Deutsche Bank Securities, la sottoperformance della bottom line ha avuto a che fare con le perdite in valuta estera, generate da un dollaro più debole.

    Sebbene inizialmente Nio non avesse fornito una spiegazione alla debolezza dei dati di febbraio, in seguito l’azienda ha chiarito in un post sul suo blog che il Capodanno Lunare in quel mese (dalla durata di una settimana) ha fatto da guastafeste.

    “La maggior parte dei dipendenti riceve sette giorni di ferie dal lavoro come festività pubblica per trascorrere del tempo con le proprie famiglie, anche se a livello nazionale le celebrazioni possono durare oltre due settimane. La maggior parte delle fabbriche sono state chiuse per settimane e molti prodotti che dipendono dalla spedizione e dalla produzione potrebbero aver subito ritardi”, si legge nel post della compagnia.

    Il recupero è all’orizzonte: l’azienda ha diversi catalizzatori all’orizzonte, tra cui il lancio della sua prima berlina – denominata ET7 – e il suo piano di espansione in Europa previsto per quest’anno; l’azienda sta anche compiendo notevoli progressi per quanto riguarda il suo sistema avanzato di assistenza alla guida, la tecnologia delle batterie e le stazioni di sostituzione di queste ultime.

    Con la crescente diffusione della sua offerta di battery-as-a-service (batteria come servizio) e quella, annunciata di recente, di driving-as-a-service (guida autonoma come servizio), la società ha gettato le basi per garantirsi dei flussi di ricavi ricorrenti.

    A parte questo, l’interessante opportunità di mercato offerta dal fiorente mercato dei veicoli elettrici, sia a livello nazionale che globale, si dimostrerà un elemento salutare per la compagnia. Non si può negare il fatto che la produzione dei veicoli elettrici si sta rivelando un campo affollato, ma i concorrenti entrati precocemente sul mercato come Nio sono avvantaggiati, data la loro esperienza nel settore sin dalle prime fasi.

    Gli investitori pazienti e disposti a superare i momenti difficili potrebbero godere di una lauta ricompensa quando la situazione si sistemerà.

    Le azioni Nio hanno chiuso in calo del 5,5% a 39,28 dollari, con il titolo che è sceso sotto il livello dei 40 dollari per la prima volta da metà dicembre.

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