Mario Draghi sempre più forte in Europa può favorire ancora azioni e debito

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Il premier sta scrivendo l’agenda del post-fiscal compact. In Bce aveva la Bundesbank di traverso, ora l’aspirante Cancelliere Laschet. Ma la sua leadership continua a consolidarsi

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Nel corso della Storia, imperi e nazioni hanno fatto a volte ricorso a forme di governo sostitutive di quelle tradizionali per superare passaggi difficili, come triunviri, reggenti o dittatori. Nell’era moderna questi ultimi, tra cui Mario Draghi ha annoverato il presidente turco Erdogan, sono diventati sinonimo di oppressione, se non peggio. Ma ai tempi dell’antica Roma erano alti magistrati cui si ricorreva temporaneamente quando bisognava affidare il potere a un solo uomo, anche se con la possibilità di veto da parte dei Tribuni della Plebe. Oggi l’Europa è in mezzo a un guado indubbiamente difficile da traversare. Costretta dalla pandemia, ha abbandonato la sponda ‘sicura’ della disciplina fiscale e della trazione tedesca affiancata a corrente alterna dalla Francia. Con la crisi del debito di 10 anni fa ha rischiato di perdere qualche pezzo, e poi con il referendum sulla Brexit del 2016 ne ha perso uno davvero importante. Ma tutto sembrava tenersi fino a che il Covid non ha fatto saltare gli schemi e costretto a passare alla mutualità fiscale del Next Generation EU e degli Eurobond. Ma l’altra sponda, fatta di completamento dell’unione bancaria e fiscale, certezza nelle alleanze internazionali a cominciare da quella con gli USA, è ancora lontana. E non ci sono comandanti all’altezza di guidare con mano ferma la carovana nella traversata.

AGENDA STRATEGICA E LEADERSHIP TATTICA

O almeno non c’erano, fino a che l’Italia non ha chiamato Mario Draghi a guidare il governo, proprio nell’anno in cui le toccava la presidenza del G20. Da quella duplice tribuna, l’ex capo della Bce diventato famoso e rispettato in tutto il mondo per aver salvato la moneta unica dal collasso, si è messo a ‘dettare’ l’agenda della nuova Europa del dopo-Merkel e forse anche del dopo-Macron, affiancando al lavoro ‘strategico’ quello ‘tattico’ di mettere in riga i partner sui temi più contingenti, dai migranti ai vaccini, dalla protezione delle diversità di genere alle schermaglie USA-Cina e USA-Russia. E intanto mette i paletti su cui fondare l’Unione riformata: Patto di Stabilità e Fiscal Compact sono un passato a cui non si tornerà, il Recovery deve diventare uno strumento permanente per sostenere la crescita, unione bancaria senza se e senza ma altrimenti meglio niente, riforma fiscale italiana per spianare la strada a quella europea. L’idea che all’Europa a trazione Merkel possa seguirne una a guida Draghi, magari alla presidenza del Consiglio europeo quando il belga Charles Michel lascerà tra meno di un anno, circola a livello internazionale…

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Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.