Wall Street teme più un errore della Fed che la crisi ucraina

Wall Street teme più un errore della Fed che la crisi ucraina
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Nonostante i venti di guerra che soffiano sui media, l’S&P 500 trova supporto sui minimi di ottobre. Resta la tensione geopolitica ma soprattutto il timore che l’economia USA possa finire in recessione non necessaria

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Russia e Cina vogliono rovesciare l’ordine mondiale imperniato sugli USA, sfruttando un’America in ritirata e spaccata da divisioni interne, e l’Ucraina è solo il primo obiettivo. Il mondo rimpiangerà presto l’era in cui la potenza americana guidava il mondo. Se Wall Street avesse percepito come imminente questo scenario, accreditato in queste ore da autorevoli media americani e non solo, nelle ultime due settimane avrebbe imboccato una violenta spirale al ribasso, invece lo S&P 500 sembra aver trovato supporto sopra i minimi dello scorso ottobre anche se sta testando la media mobile a 200 giorni, come si vede nella chart qui sotto. La turbolenza c’è stata, ma è stato tutto sommato un movimento ancora in range, con mercato e investitori che stanno prezzando due rischi, l’escalation in Ucraina e un errore di politica economica e monetaria che potrebbe spingere l’economia USA in una recessione non necessaria, il secondo più del primo. Da notare che la sbandata di venerdì 18 febbraio è stata meno intensa di una settimana prima, nonostante fosse in arrivo un weekend allungato dal Presidents’ Day di lunedì 21.

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GIOCO A TRE CON CONVENIENZE DIVERSE

Uno scenario simile all’annessione della Crimea otto anni fa, con un pezzetto di Ucraina russofona (quella controllata dai separatisti è più piccola e meno strategica della penisola sul Mar Nero) che si stacca spostando a Ovest i confini di Mosca di un centinaio di chilometri, sembra praticamente prezzato dal mercato, a meno che non si trasformi nella scintilla che accende una deflagrazione globale. A nessuno conviene farla esplodere, ma nessuno vuol perdere la faccia, a cominciare ovviamente da Putin e Biden. Il primo deve portare a casa qualcosa che lo confermi come Zar protettore dei russi ai confini dell’impero, il secondo deve far vedere che non è un pasticcione alla Jimmy Carter dopo la figuraccia in Afghanistan, soprattutto con le elezioni di mid-term tra 8 mesi. Gli europei si contenterebbero di non rimanere del tutto a secco di gas causa sanzioni, e ai tedeschi magari non dispiacerebbe un’Ucraina privata del minuscolo Donbas nella Ue con un bel serbatoio di manodopera pagabile in grivnia, la moneta in uso a Kiev, visto che i salari polacchi, cechi, ungheresi e slovacchi stanno diventando cari…

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Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.