I prezzi del gas rimarranno alti, ma forse non sarà un male

Tuttavia una conseguenza potrebbe essere un forte sviluppo delle rinnovabili sul medio-lungo periodo

3' di lettura

Di recente sono state rese note le previsioni aggiornate di Morgan Stanley sull’Europa per i prossimi anni. 

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Oltre a una revisione al ribasso della crescita economica, una delle cose che spicca di più è l’ipotesi che i prezzi del gas potrebbero rimanere elevati almeno per i prossimi due anni. 

Il report di Morgan Stanley

Tuttavia lo stesso report di Morgan Stanley a firma di Jens Eisenschmidt, Chief Europe Economist della società, rivela che lo scenario in realtà non sarebbe del tutto cupo. 

Il primo motivo è che le revisioni al ribasso per il breve e medio termine non sono catastrofiche. Inoltre il report prevede che all’attuale fase, definita solamente “debole”, seguirà una ripresa guidata da una ripresa degli investimenti privati e pubblici. 

La cosa più interessante però sono proprio le conseguenze previste per il mantenimento di livelli elevati per lungo periodo del prezzo del gas. 

Innanzitutto il report sostiene che una minore offerta di gas porta ad una riduzione della domanda ed a un razionamento dei consumi

Se da un punto di vista economico queste non sono affatto considerabili come conseguenze positive, possono però esserlo ad esempio a livello ambientale. L’elevato consumo di gas naturale produce ed emette in atmosfera enormi quantità di CO2, quindi una sua significativa riduzione potrebbe contribuire a ridurre tali emissioni. 

Quindi da un lato ci sono gli evidenti problemi causati da questa situazione, che potrebbero perdurare ancora per anni, mentre dall’altro ci sono anche alcune conseguenze positive che fino ad ora sembrano essere state ignorate. 

Il punto di vista di Mark Lacey

Un tale scenario è confermato anche dall’Head of Global Resource Equities Mark Lacey, secondo cui il periodo di prezzi elevati del gas potrebbe durare tra i 18 ed i 24 mesi, e potrebbe terminare solo nel 2024 o 2025. 

Ma Lacey fa anche notare che sul medio-lungo termine questo scenario potrebbe aiutare non poco la crescita del settore delle energie rinnovabili. Queste non possono essere una soluzione immediata al problema, ma non sono particolarmente lente da implementare. 

I costi e le opportunità in Europa

Sul breve termine invece gli unici a trarne conseguenze davvero positive sono i produttori di gas statunitensi. Non molti lo sanno, ma gli USA sono il primo produttore di gas naturale al mondo, seguiti dalla Russia, solo che la maggior parte del gas che producono lo utilizzano in casa. L’export statunitense di gas è minimo, mentre la Russia è il maggior esportatore del mondo. 

Con tali prezzi però a diverse aziende estrattrici USA conviene vendere il gas a prezzo maggiorato all’Europa, generando così enormi profitti. 

In Italia ad esempio il 43% dell’energia elettrica viene prodotta con il gas naturale, mentre con le energie rinnovabili se ne produce poco più del 20%. Con il perdurare della crisi del prezzo del gas questa tendenza potrebbe invertirsi, dato anche che lo sviluppo del settore delle rinnovabili in Italia è ancora molto limitato.

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