Il rally di Wall Street accende speranze, servono conferme e più visibilità

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L’S&P 500 ha di fronte una forte resistenza che ha respinto finora i rimbalzi tentati nel 2022, ma le società stanno prendendo le misure a inflazione e possibile recessione, mentre scende l’avversione al rischio

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Dopo il rally poderoso di settimana scorsa l’S&P 500 è arrivato a sfiorare i 4.000 punti, 800 sotto il massimo di sempre toccato il 3 gennaio. Se si guarda dalla vetta, la distanza è circa il 16%, ma dal punto di osservazione a valle la distanza da recuperare per tornarci è del 20%. Siamo ancora ampiamente in territorio correzione, e il cammino per tornare in quello del Toro è lungo. Tutto resta appeso alla bilancia tra inflazione e recessione. Il rallentamento fatto segnare dalla prima nel dato USA di ottobre fa sperare che la Fed vada in pausa già a inizio del 2023, limitando i danni che la seconda potrebbe infliggere a utili e fatturati delle società quotate a Wall Street. Il mercato monetario americano prezza un 80% di possibilità che alla riunione del FOMC del 13-14 dicembre Jay Powell e i suoi si limitino a un mezzo punto di rialzo invece dei 75 punti base preventivati prima, e nella stessa direzione vanno le dichiarazioni recentissime dei presidenti della Fed di Dallas e San Francisco, Lorie Logan e Mary Daly. Ma prima dell’ultimo FOMC dell’anno devono uscire i dati su inflazione e disoccupazione di novembre, che possono riservare sorprese sia al rialzo che al ribasso.

OPINIONI DIVERGENTI, TENGONO I FONDAMENTALI

Le attese del mercato sulla possibilità che l’ultimo rally non sia ingannevole, come i molti che si sono succeduti quest’anno fino a quello di agosto, che aveva portato l’S&P 500 a toccare i 4.200 punti, sono molto divaricate. Diverse grandi case continuano a sottopesare l’azionario in generale preferendo un approccio selettivo titolo per titolo, ma c’è anche chi vede lo spazio per un avanzamento ulteriore del 25% di Wall Street, come Tom Lee, capo della ricerca di Fundstrat. Il raider multimiliardario Carl Icahn invece si dice convinto che siamo ancora in un mercato Orso e che l’alta inflazione sia destinata a durare. I fondamentali societari finora non mostrano danni dovuti alla combinazione negativa di alta inflazione e frenata economica, che la curva invertita dei tassi indica che ormai è destinata a diventare recessione. La stagione delle trimestrali è agli sgoccioli con solo il 15% delle società dell’S&P 500 che mancano all’appello e finora il 70% ha battuto le attese in termini di utili, in linea con la media storica…

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Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.