Dopo che in tutto il paese sono scoppiate massicce proteste contro la politica zero-COVID di Xi Jinping , Goldman Sachs ha affermato che la Cina potrebbe porre abbandonare le rigide regole prima di aprile, ossia molto prima di quanto ampiamente previsto.
Cosa è successo
Il capo economista cinese Hui Shan del colosso dell’investment banking, in una nota di domenica scorsa, ha previsto una probabilità del 30% di riapertura di Pechino prima del secondo trimestre del 2023, secondo quanto riportato da Bloomberg.
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“Il governo centrale potrebbe presto dover scegliere tra più lockdown e più focolai di Covid”, ha scritto Shan nella sua nota.
Ha aggiunto che le amministrazioni di Xi Jinping hanno faticato a “bilanciarsi rapidamente” controllando la diffusione di COVID-19 e obbedendo alle regole recentemente introdotte per tentare un approccio più mirato, il che ha portato a massicce proteste in tutto il paese.
Mentre esiste la possibilità di una riapertura anticipata, la società di investment banking vede ancora un’uscita da Covid Zero nel secondo trimestre con una probabilità del 60%.
Nel frattempo, in una nota di lunedì, gli economisti di Commerzbank hanno anche affermato: “la situazione attuale evidenzia la sfida che la Cina deve affrontare nel mantenere zero-Covid-19 mentre tenta di attuare misure meno rigorose”, ha riferito The Straight Times.
Ci sono state proteste diffuse a Shanghai e Pechino contro le rigide politiche cinesi. I video che circolano su Internet mostrano i manifestanti che cantano “Xi Jinping si dimetta, il PCC si dimetta”, riferendosi al presidente cinese e al partito comunista al potere.
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