L’Iran impicca un manifestante, è la seconda esecuzione

Lunedì è arrivata la seconda esecuzione di un manifestante, ma altre 21 persone sono attualmente accusate di "inimicizia contro Dio"

L’Iran impicca un manifestante, è la seconda esecuzione
2' di lettura

In Iran, lunedì, un uomo è stato impiccato in pubblico; si tratta della seconda esecuzione a noi nota di un manifestante condannato in seguito ai recenti disordini antigovernativi a livello nazionale che hanno seguito la morte di Mahsa Amini a settembre.

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Cosa è successo

Un uomo identificato come Majid Reza Rahnavard è stato condannato per aver ucciso due membri delle forze di sicurezza durante le proteste in corso nel Paese, ha riferito l’agenzia di stampa Mizan della magistratura. 

«Majid Reza Rahnavard è stato impiccato in pubblico a Mashahd questa mattina… è stato condannato per ‘aver dichiarato guerra a Dio’ dopo aver accoltellato a morte due membri delle forze di sicurezza», ha riferito Mizan.

L’agenzia di stampa semi-ufficiale Fars ha anche detto che Rahnavard ha ucciso due membri della forza volontaria Basij, le Guardie rivoluzionarie del paese che sono state in prima linea nella repressione statale delle proteste, e ne ha feriti altri quattro. 

A metà settembre, migliaia di iraniani sono scesi in piazza per protestare dopo la morte di Mahsa Amini, una donna curda iraniana di 22 anni, in custodia di polizia. Mahsa era stata arrestata dalla polizia morale per aver presumibilmente indossato il suo hijab “in modo improprio”.

La settimana scorsa, l’Iran ha effettuato la prima esecuzione nota di un manifestante dopo che il tribunale lo ha dichiarato colpevole di «inimicizia contro Dio». «È stato accusato di essere un rivoltoso che ha bloccato una strada a Teheran il 25 settembre e ha ferito con un coltello un membro della forza paramilitare Basij».

Secondo quanto riferito, il tribunale in Iran avrebbe chiesto la pena di morte per almeno 21 persone coinvolte nelle proteste e molti gruppi per i diritti umani hanno criticato Teheran per i processi iniqui.

L’organizzazione internazionale non governativa Amnesty International ha definito il processo di condanna dei rivoltosi un «processo fittizio progettato per intimidire chi partecipa alla rivolta popolare che sta scuotendo l’Iran».

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