Tassi e inflazione, proseguirà nel 2023 il tiro alla fune tra banche centrali e mercati

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Nella rubrica L’Alpha e il Beta, Carlo Benetti, Market Specialist di GAM SGR, sottolinea il contrasto tra rallentamento di inflazione e stretta monetaria di Fed e BCE  e l’aggressività verbale di Powell e Lagarde

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Sotto l’albero dei mercati finanziari ci sono regali graditi e sgraditi: l’inflazione americana sotto le attese, un ciclo monetario restrittivo meno intenso, il contesto resta di incertezza e il 2023 sarà caratterizzato dal tiro alla fune tra banche centrali e mercati, con alcune grandezze economiche da tenere d’occhio. I tassi americani sono al 4,25% – 4,5%, le aspettative mediane della Fed per fine del prossimo anno si attestano al 5,1%, poco sopra le aspettative del mercato e ben sopra le indicazioni dello stesso dot plot del FOMC di settembre. Anche Banca d’Inghilterra e BCE hanno aumentato di mezzo punto anziché tre quarti, con un rallentamento dell’intensità ma non della determinazione: i regali sgraditi sono stati infatti i commenti di Jerome Powell e Christine Lagarde.

STRETTA MENO INTENSA MA PAROLE PIÙ DURE

Sia in USA che in Europa, il rallentamento dell’intensità delle azioni è stato accompagnato da parole dure che hanno sorpreso i mercati. Nell’ultima edizione della rubrica L’Alpha e il Beta, Carlo Benetti, Market Specialist di GAM SGR, sottolinea che la sorpresa è stata non tanto l’assertività comunicativa quanto le parole non dette, e la sparizione della “forward guidance”. L’ex vicepresidente della BCE Vitor Constancio ha parlato di una politica eccessivamente da “falco” che aggraverà inutilmente la prossima recessione, aggiungendo che l’indicazione di Lagarde che i tassi dovranno ancora salire in modo significativo” si basa su previsioni sull’inflazione “controverse”…

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Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.