La crisi in Russia non mette troppa pressione all’azionario

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Schivato per ora strappo dei prezzi energetici, fermo l’oro, tenuta dei titoli di Stato. Gli investitori cercano di valutare l’aumento del rischio geopolitico mentre guardano al summit delle Banche centrali in Portogallo

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Gli analisti sono abbastanza unanimi nella valutazione di un aumento del rischio geopolitico con la crisi russa che ha sicuramente ulteriormente incrinato la tenuta di Putin, ma la reazione dei mercati per ora è sostanzialmente ordinata. Pressioni sull’azionario ma non molto più intense di quelle della scorsa settimana, la peggiore da tre mesi per le Borse europee. Dal fronte dei prezzi energetici non è arrivata finora la tenuta fiammata, con il Wti e il Brent che viaggiano poco mossi intorno ai 70 dollari il primo e ai 75 il secondo. Fanno parziale eccezione i prezzi del gas ad Amsterdam, che sono reduci da un forte rimbalzo già prima del precipitare degli eventi in Russia. Sostanziale tenuta dei principali titoli di Stato, con i rendimenti in lieve calo, mentre l’oro, tradizionale bene rifugio, resta inchiodato in area 1.930 dollari l’oncia.

OCCHI ANCHE AI BANCHIERI CENTRALI

Oltre agli sviluppi sul fronte russo, gli investitori guardano anche al summit dei banchieri centrali globali che si apre oggi a Sintra in Portogallo, da cui sono attese possibili indicazioni sulle mosse di Fed e Bce a luglio, oltre a questo punto magari anche un assesment sugli sviluppi della crisi russa e le sue possibili conseguenze su economie e mercati. Ovviamente in questo scenario gli investitori restano cauti ma non emergono finora reazioni emotive o dettate al panico. Dal fronte dei dati da segnalare l’indice tedesco Ifo sulla fiducia delle imprese sceso a giugno a 88,5, sotto le attese e ai minimi da dicembre…

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Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.