Farmaci insulino-resistenza e Parkinson: nuove speranze

Studio evidenzia il potenziale della semaglutide nel ridurre l'infiammazione cerebrale e proteggere le cellule nel morbo di Parkinson

Farmaci insulino-resistenza e Parkinson: nuove speranze
2' di lettura

I farmaci contro l’insulino-resistenza, come quelli contenenti il composto semaglutide, potrebbero contribuire al trattamento di disturbi neurodegenerativi come il morbo di Parkinson, riporta PsyPost.

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Farmaci per l’insulino-resistenza e Parkinson

Le ricerche indicano che la semaglutide, contenuta in farmaci come Ozempic, e un composto simile, il DA5-CH, sono in grado di ridurre l’infiammazione cronica nel cervello e di proteggere le cellule cerebrali in modelli animali della malattia di Parkinson. La semaglutide è un agonista del recettore del peptide glucagone-1 (GLP-1), che imita l’azione dell’ormone GLP-1 nell’organismo, contribuendo a regolare i livelli di zucchero nel sangue, a promuovere la secrezione di insulina, a ridurre l’appetito e a migliorare la perdita di peso.

Risultati dello studio

Lo studio, pubblicato sulla rivista Parkinson’s Disease, si proponeva di indagare i potenziali effetti neuroprotettivi di semaglutide e DA5-CH nella malattia del Parkinson. “Farmaci originariamente concepiti per il trattamento del diabete hanno mostrato buoni effetti protettivi in diversi modelli animali di malattie del sistema nervoso centrale”, ha spiegato l’autore dello studio Christian Hölscher, professore presso l’Università di Medicina Cinese di Henan e responsabile scientifico di Kariya.

Potenziali trattamenti per il Parkinson

Sia la semaglutide che il DA5-CH hanno migliorato il comportamento motorio, protetto i neuroni, aumentato i livelli di dopamina, ridotto l’infiammazione e abbassato i livelli di forme dannose di alfa-sinucleina nei modelli di ratto. “Il messaggio che ne deriva è che questi farmaci sono realmente protettivi per il cervello e che non siamo molto lontani dall’arrivo sul mercato di uno di questi farmaci come trattamento farmacologico per rallentare o arrestare la malattia del Parkinson”, ha dichiarato Hölscher a PsyPost.

Sono necessarie ulteriori ricerche

Sebbene i risultati siano promettenti, sono necessarie ulteriori ricerche e studi clinici per confermarne l’efficacia e la sicurezza sull’uomo. I ricercatori sottolineano inoltre la necessità di una maggiore consapevolezza su questi potenziali trattamenti, poiché molti scienziati si concentrano ancora su una proteina chiamata alfa-sinucleina, che forma grumi o aggregati anomali chiamati corpi di Lewy.