Intelligenza artificiale, la stretta dell’Europa preoccupa le aziende del settore

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Da Renault a Meta, oltre 160 dirigenti mettono in guardia l’Unione Europea dai rischi delle nuove proposte normative

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“Alea iacta est”. Così avrebbe detto Giulio Cesare nel varcare il Rubicone ben duemila e settantadue anni fa e usiamo il condizionale perché la frase è attribuita a Svetonio che a sua volta l’ha ripresa da Asinio Pollione, e secondo alcuni il fiume in questione in realtà sarebbe il meno suggestivo torrente Pisciatello. Ma che sia realmente accaduto o meno, una cosa è certa: ci sono momenti nella vita, nella storia, da cui non si torna più indietro. E le intelligenze artificiali rappresentano senz’altro uno dei punti di svolta per la società attuale.

RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

Di intelligenze artificiali se ne parla seriamente da meno di un anno ma hanno già radicalmente cambiato la contemporaneità, a qualsiasi livello: produttivo, economico, politico e legislativo. Promettono di modificare radicalmente il modo in cui lavoreremo e, a ben guardare, anche se lavoreremo o meno, dato che Goldman Sachs prevede la perdita di 300 milioni di posti di lavoro a livello globale (sostituiti dall’automazione); OpenAI, l’azienda creatrice di ChatGPT, afferma invece che le IA impatteranno la vita lavorativa di due lavoratori su dieci. Siamo quindi di fronte a una nuova rivoluzione industriale che però, rispetto a quella che abbiamo studiato a scuola, ha un piccolo problema: procede così velocemente che qualsiasi tentativo di normarla, di regolamentarla, pare destinato a fallire o comunque a raccogliere i cocci quando il danno è già stato fatto…

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Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.