PGIM: “Negli Usa basse probabilità di recessione. Difficile per la Fed portare l’inflazione al 2%”

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Per Greg Peters, Managing Director Co-Chief Investment Officer di PGIM Fixed Income, la Banca centrale americana potrebbe essere costretta a non tagliare i tassi nel 2024. Sui mercati bene la dispersione specie per gli high yield: situazione ideale per un gestore attivo

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Raggiungere l’obiettivo del 2% dell’inflazione negli Stati Uniti? Per Greg Peters, Managing Director Co-Chief Investment Officer di PGIM Fixed Income, non sarà facile, anzi: secondo lui sarà un obiettivo “piuttosto sfuggente” per la Banca centrale statunitese. “La Fed – spiega Peters nella sua analisi – ha aumentato i tassi di interesse per diversi motivi: per rallentare l’economia, per aumentare la disoccupazione e per colpire l’inflazione. Ma credo sia davvero difficile immaginare un ambiente in cui l’inflazione si muova verso il trend in modo significativo quando si ha un mercato del lavoro così forte”.

“OTTIMISTA SULL’ECONOMIA USA”

Negli Stati Uniti, infatti, sebbene l’occupazione si stia raffreddando, ha raggiunto livelli molto alti. “Francamente – dice l’analista di PGIM – erano insostenibilmente forti”. Anche i consumi e l’economia si stanno ammorbidendo, ma restano sempre a alti livelli. Da tempo negli Usa si parla di possibile recessione, “la più prevista che non si è verificata”, spiega Peters, che per questo si dice ottimista: “Vedo gli Stati Uniti come un chiaro vincitore; penso ci sia una forza intrinseca nell’economia statunitense e sono rialzista sul dollaro nel medio-lungo termine”…

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Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.