Mobilità elettrica: è la fine della fuga di Tesla?

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Da anni la casa automobilistica di Musk non sta raccogliendo quanto vorrebbe, in Borsa come sul mercato. Solo colpa di cause interne, o i competitor di tutto il mondo spingono per farla andare fuori strada?

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Quel rumore, per chi ha l’orecchio avvezzo a certi dettagli, è uno dei più dolci mai uditi. C’è chi lo riconosce da lontano e si volta in cerca della fonte, così come c’è chi lo ricerca in ogni modo, che ormai è una parte di sé. Sono vibrazioni, ma non del suono che si propaga: sono scosse del cuore, palpiti muscolari che dal petto irrorano il fisico e la mente di calore.

Scommettiamo che chiunque stia leggendo queste righe, e ha una profonda passione, ha pensato a un suo suono distintivo. Il fruscìo di una rete quando la palla s’infila a canestro, lo scroscio degli applausi di una platea a teatro, il sussurro delle onde del mare all’alba. O anche il secco tendersi della catena di una bici da corsa, così come il rombo del motore di un’auto.

La differenza tra i due è abissale, eppure il concetto di fondo è il medesimo: un sistema meccanico che aziona delle ruote, e il mezzo va. Nelle corse ciclistiche c’è chi tenta la fuga, chi accetta di prendere il vento in faccia, chi si mette in solitaria, chi baratta la fatica per un quel po’ di fama che la folla riserva ai folli. In quelle automobilistiche non è così: fuggire in solitaria non è concesso, si deve sempre tenere d’occhio la strada, che ogni curva dev’essere impostata al dettaglio, altrimenti si rischia di rimanere fregati.

Nel Sunday View di questa settimana scopriremo come il buon Elon Musk, alla guida di Tesla, abbia sperimentato entrambe le situazioni: da tempo in fuga, anche se marcato stretto dai suoi inseguitori.

La gara? Si corre sul circuito della mobilità elettrica.

CRASH TEST

413 e 183: questi numeri sono i valori della medesima azione Tesla, fotografati rispettivamente a novembre 2021 e a gennaio 2024. In meno di tre anni, il valore del marchio in Borsa è crollato di oltre il 50%, tanto da farlo scivolare al di fuori dall’elenco delle cosiddette ‘Magnifiche 7’, ovvero Microsoft, Apple, Amazon, Nvidia, Google, Meta e – dopo il crollo di Tesla – la farmaceutica Eli Lilly…

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Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.