Robert Kiyosaki: i poveri sono “avidi e senza diritti”, non i ricchi

Robert Kiyosaki sfida le convenzioni sulla ricchezza: il debito come strumento per raggiungere i propri obiettivi finanziari.

Robert Kiyosaki: i poveri sono "avidi e senza diritti", non i ricchi
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Robert Kiyosaki, un nome sinonimo di saggezza finanziaria e controversia, ha a lungo sostenuto il potere del debito come strumento di costruzione della ricchezza.

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Conosciuto per aver affermato che la sua ricchezza deriva dall’essere un “debitore”, le strategie di Kiyosaki ruotano attorno alla leva del debito per acquisire beni che aumentano il flusso di cassa. La sua onestà e imprevedibilità hanno affascinato il pubblico di tutto il mondo, rendendo le sue intuizioni molto attese.

In un appassionato sfogo su Facebook del 3 aprile 2017, Kiyosaki ha affrontato una lamentela che colpisce i suoi insegnamenti fondamentali. “Questo mi brucia davvero”, esordisce, segnalando la frustrazione per una lamentela comune ma sbagliata che dice: I ricchi sono responsabili dei problemi finanziari dei meno abbienti. Kiyosaki sfida questa narrazione, criticando la tendenza a diffamare la ricchezza e il successo.

Egli si sofferma sull’ironia di accusare i ricchi di avidità, sottolineando che spesso sono coloro che hanno difficoltà economiche a nutrire risentimento e diritto. Kiyosaki sostiene che queste persone interpretano la loro mancanza di ricchezza come una virtù e allo stesso tempo si aspettano che i ricchi risolvano i loro problemi attraverso le tasse o il sostegno finanziario diretto.

“È una cosa al contrario”, ha detto Kiyosaki, smontando l’argomento con la sua caratteristica schiettezza. Critica la mentalità del diritto, suggerendo che non sono i ricchi a essere “avidi”, ma coloro che chiedono una redistribuzione della ricchezza non dovuta.

Nel post afferma: “Secondo la mia esperienza, molti poveri sono più “avidi” dei ricchi. Molti poveri insistono sul fatto che i ricchi dovrebbero pagare tutte le tasse, che il governo dovrebbe prendersi cura di loro, che meritano uno stipendio più alto per aver fatto il minimo indispensabile al lavoro, che la ricchezza dovrebbe essere “ridistribuita” (il che significa che ricevono i soldi che qualcun altro ha guadagnato). I poveri criticano i ricchi perché sono “privilegiati”. Ebbene, io mi spingerei a criticare chiunque si senta così come “avido”!”.

Evidenziando la generosità dei ricchi, Kiyosaki indica Bill Gates come esempio lampante. Gates ha donato il 32% del suo patrimonio netto, un gesto di filantropia che supera i contributi delle famiglie medie. Questo, sostiene Kiyosaki, esemplifica il vero spirito della ricchezza: la capacità di avere un impatto significativo.

Il messaggio di Kiyosaki è chiaro: la ricchezza non è un fatto di accumulo, ma di opportunità di restituzione e di cambiamento. Egli si contrappone alla mentalità di chi cerca l’elemosina, sfidando l’idea che i ricchi siano gli avidi.

“Per coloro che vogliono continuare a dare la colpa agli altri perché non sono dove vorrebbero essere, non sono qui per fargli cambiare idea”, afferma Kiyosaki, tracciando una linea nella sabbia. Il suo commento conclusivo, “Per chiunque creda che il mondo gli debba una vita, non è il benvenuto nel mio mondo”, serve a ricordare la sua filosofia: Il successo arriva a chi lavora per ottenerlo, non a chi aspetta che gli venga consegnato.