UBS AM: la sfida delle banche centrali all’inflazione va ai supplementari

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Jonathan Gregory, Head of UK Fixed Income di UBS AM, analizza le implicazioni per l’obbligazionario con Fed e Bce che esitano a tagliare. La partita potrebbe entrare nella sua fase più interessante

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Pur essendo vicini ai rispettivi obiettivi di inflazione, i banchieri centrali di Usa ed Europa sembrano esitare a tagliare i tassi, e i mercati obbligazionari devono fare i conti una realtà che vede le autorità monetarie che sembrano prendere tempo rispetto a un percorso che sembrava già deciso. L’euforico senso di vittoria sull’inflazione che ha entusiasmato i mercati obbligazionari a fine 2023, con ottimi ritorni è svanito nelle prime settimane del 2024. Oggi i rendimenti obbligazionari globali sono circa 30 punti base sopra fine dicembre, dopo l’allontanamento delle banche centrali dall’idea che i tagli siano imminenti, come gli investitori, con l’aggiunta di “tempi supplementari” alla partita.

IL MERCATO STAVA ANTICIPANDO TROPPI TAGLI

Jonathan Gregory, Head of UK Fixed Income di UBS Asset Management, analizza i diversi fattori alla base di questo fenomeno e le implicazioni generali per i mercati obbligazionari, dopo che la stessa UBS AM a gennaio aveva rilevato che i prezzi di mercato stavano anticipando i tempi di riduzione dei tassi già scontata per USA e Eurozona entro l’estate 2024. La recente debolezza dei mercati obbligazionari riflette un sano ripiegamento di queste aspettative, che ora implicano che Fed e Bce taglieranno due volte ciascuna entro fine di luglio, di 0,25% a ogni mossa, rispetto ai quasi quattro tagli scontati poche settimane fa…

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Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.