Solend (CRYPTO:SLND), una piattaforma di prestito e finanziamento di finanza decentralizzata (DeFi), ha recentemente evidenziato lo scarso livello di decentralizzazione che caratterizza gran parte dei progetti DeFi; l’intento è quello di disinnescare una bomba a orologeria che potrebbe distruggere l’ecosistema DeFi di Solana (CRYPTO:SOL) e la sua liquidità.
Cosa è successo
Secondo la proposta di governance di Solend SLND1, approvata tre giorni prima della pubblicazione di questo articolo, una singola balena aveva depositato 5,7 milioni di SOL (in quel momento corrispondenti a 170 milioni di dollari), equivalenti al 25% del valore totale bloccato (TVL) sul protocollo, che sono stati usati come garanzia per prendere in prestito 108 milioni di dollari in USD Coin (CRYPTO:USDC) e Tether (CRYPTO:USDT).
L’utente era anche responsabile del 95% dei depositi di SOL su Solend e dell’88% dei suoi prestiti in essere in USDC.
Qualora il prezzo di Solana raggiungesse i 22,30 dollari, il prestito dell’utente verrebbe liquidato attraverso l’ecosistema DeFi on-chain, che però non sarà in grado di elaborarlo a causa della sua liquidità limitata; la proposta afferma che “lasciare che avvenga una liquidazione di queste dimensioni on-chain è estremamente rischioso” e “potrebbe causare effetti a cascata”.
Il rischio sistemico
Questo è stato riconosciuto come un rischio sistemico dai membri del team di Solend, che hanno proposto in SLND1 di fissare una soglia di liquidazione del 35%, invece che del 20%, e di concedere poteri di emergenza alla Fondazione Solend per vendere manualmente fondi da ordini così grandi sui mercati over-the-counter al fine di evitare il collasso del sistema.
La partecipazione degli elettori non è stata particolarmente elevata, poiché soltanto l’1,19% dei token SLND è stato utilizzato per votare. Ancora più allarmante è il fatto che oltre un milione dei token totali (quasi l’85% dei token utilizzati per votare) erano detenuti da un singolo utente.
Poco dopo, la community di Solend ha presentato un’altra proposta, SLND2, per annullare la modifica delle regole precedentemente approvata, aumentare il tempo del voto di governance a un giorno e iniziare a lavorare su misure alternative per ridurre il rischio sistemico. Tale proposta è stata approvata il giorno successivo con la partecipazione dell’1,49% dei token totali.
Infine, martedì la community ha approvato SLND3, una proposta che introduce un limite di finanziamento per conto a 50 milioni di dollari. Qualsiasi cifra eccedente questa può essere liquidata indipendentemente da altri fattori; la regola verrà applicata gradualmente, a partire da un limite di 120 milioni di dollari che verrà ridotto di 500.000 dollari all’ora.
Inoltre, tale proposta riduce temporaneamente il fattore massimo di chiusura della liquidazione dal 20% all’1% per limitare l’importo che può essere liquidato in un’unica transazione; un’altra modifica temporanea è la riduzione della penale per la liquidazione dei token SOL dal 5% al 2% per ridurre lo spam di liquidazioni, fornendo comunque agli operatori di mercato un incentivo sufficiente per compensare lo scostamento.
Il punto di vista di Benzinga
Questa debacle mette in evidenza le carenze della DeFi, soprattutto quando si tratta di decentralizzazione.
Purtroppo più un sistema è complesso, più è difficile automatizzarlo in maniera da consentire un approccio completamente passivo senza (quasi) alcun intervento umano.
La blockchain di Bitcoin è riuscita a spostare valuta da un punto all’altro per oltre 10 anni senza quasi nessun intervento umano, con la famigerata eccezione dell’incidente di overflow del valore risalente al 2010.
Tuttavia, con ecosistemi DeFi complessi, fattori imprevisti come il recente incidente di Solend sono più frequenti, e spesso è sconsigliabile dare il controllo completo al codice precompilato.
Anche nei casi in cui sono completamente automatizzati, i servizi DeFi difficilmente possono essere completamente decentralizzati data la loro dipendenza dai dati di mercato esterni alla blockchain, che vengono importati tramite oracoli non così centralizzati.
Senza questi dati, che non possono essere ottenuti nativamente on-chain, i mercati DeFi potrebbero negoziare a prezzi indipendenti dalle loro controparti centralizzate e la loro limitata liquidità li renderebbe ancora più inclini alla manipolazione di mercato con un capitale relativamente scarso.
Naturalmente, in futuro potrebbe diventare possibile per i mercati DeFi operare senza oracoli dopo aver raggiunto livelli di liquidità sufficientemente alti da aspettarsi che le forze di mercato stabiliscano i propri prezzi da sole; tuttavia attualmente la DeFi è un’industria in gran parte sperimentale che sta crescendo rapidamente e si sta avviando verso un’ulteriore crescita e maturità, una fase in cui difficilmente possiamo aspettarci che essa resti fedele al suo principio di decentralizzazione.
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