Un rapporto preparato dal Ministero della Pubblica Sicurezza e dal Ministero della Sicurezza di Stato cinesi ha indicato che 2,6 trilioni di dollari potrebbero volatilizzarsi se venissero imposte sanzioni alla Cina a causa della situazione di stallo con Taiwan, ha riferito Nikkei Asia.
La notizia ha sconvolto il Consiglio di Stato cinese, dal momento che la somma è pari al 3% del prodotto interno lordo mondiale. La cifra include 1,34 trilioni di dollari che Pechino guadagna dalle esportazioni verso i paesi membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) e 1,27 trilioni che i paesi membri dell’OCSE ricavano dalle esportazioni verso la Cina, prosegue l’articolo.
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Cosa rischia la Cina
Secondo l’analisi del quotidiano asiatico basata sugli ultimi dati, se le esportazioni cinesi in Giappone, Stati Uniti ed Europa diventassero impossibili, l’economia cinese assisterebbe a una pressione al ribasso del valore di 1,6 trilioni di dollari; ciò equivale al 7,6% del suo PIL nominale.
Effetto domino
Se le esportazioni del Giappone verso la Cina venissero interrotte, la dimensione economica del Giappone si ridurrebbe di 190 miliardi di dollari, pari al 3,7% del suo PIL. L’Europa vedrebbe un calo del 2,1% del proprio prodotto interno lordo, mentre quello degli Stati Uniti scenderebbe dell’1,3%.
Crisi alimentare
L’articolo ha messo in guardia rispetto alla prospettiva di una crisi alimentare nel paese. Per esempio, il blocco delle importazioni di semi di soia, tra gli altri articoli essenziali, colpirebbe duramente la Cina, che si affida agli Stati Uniti per il 30% del proprio fabbisogno. Nonostante sia una potenza agricola, il tasso di autosufficienza della soia in Cina è inferiore al 20%.
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