L’analisi di Matteo Ramenghi, Chief investment officer UBS WM Italy, evidenzia come i rapporti tra Stati Uniti e Cina siano ai minimi storici e i ripetuti blocchi alle importazioni e agli investimenti cinesi pesano sulle prospettive di crescita di Pechino
Anche quest’anno il mercato azionario cinese sta sottoperformando le borse globali di oltre 10 punti percentuali. Come spiega Matteo Ramenghi, Chief investment officer UBS WM Italy, UBS Europe SE, Succursale Italia, la causa è da ricercare nei dati economici che si sono rivelati al di sotto delle attese e alla situazione geopolitica. Si riscontrano infatti segnali contrastanti sul rapporto tra Stati Uniti e Cina, che da molti punti di vista sembra essere ai minimi storici. Alcuni passi avanti sul piano diplomatico sono stati seguiti da restrizioni al commercio e da dichiarazioni poco concilianti.
IN CALO LE IMPORTAZIONI CINESI
Chi prenderà il posto della Cina? Da inizio anno il Messico ha sostituito la Cina quale principale partner commerciale degli Stati Uniti, causando un calo delle importazioni cinesi di oltre il 20%. L’ultima notizia della scorsa settimana è che il Dipartimento del Tesoro statunitense ha proposto un meccanismo per selezionare gli investimenti all’estero del settore privato nelle tecnologie avanzate in campo militare e nella cybersecurity in Paesi definiti “of concern”, cioè preoccupanti. Tra questi sono stati inclusi la Cina e le sue regioni a statuto speciale, Hong Kong e Macao. “Non si tratta di un blocco tout court – spiega Ramenghi – ma in sostanza di un diritto di veto nei confronti di alcuni investimenti esteri. Il risultato con tutta probabilità sarà di limitare ulteriormente i flussi di capitali verso la Cina per rallentare lo sviluppo di tecnologie avanzate che potrebbero rappresentare una minaccia per gli Stati Uniti”…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.