In un recente sviluppo, il Ministero dell’Economia italiano ha venduto un’altra quota del 12,5% di Montepaschi, raccogliendo 650 milioni di euro nell’ambito del piano di privatizzazione del governo.
Cosa è successo
Secondo ANSA, il Ministero dell’Economia (Mef) ha approvato una “procedura accelerata di raccolta ordini” per un pacchetto di azioni Montepaschi, pari a circa il 12,5% del capitale sociale. Questa mossa riduce la partecipazione del Ministero dell’Economia nel capitale di Montepaschi dal 39,23% al 26,73%.
La vendita ha fruttato 650 milioni di euro, con uno sconto del 2,49% rispetto al prezzo di chiusura delle azioni. Questo sconto è inferiore a quello dell’operazione di novembre, grazie a una domanda più che tripla rispetto all’offerta.
Questa mossa riaccende il risiko bancario dopo mesi di speculazioni su future aggregazioni con Unipol, Bpm o Unicredit. Il ricavato si aggiunge ai circa 920 milioni di euro del collocamento di novembre, portando un assegno di quasi 1,6 miliardi di euro, che costituisce un buon viatico, equivalente a circa l’8%, dell’ambizioso piano di privatizzazioni con cui il governo Meloni punta a ridurre il debito pubblico di 20 miliardi di euro entro il 2026.
Le indiscrezioni suggeriscono ulteriori vendite dopo questa ulteriore tranche di Montepaschi e dopo l’annunciato nuovo collocamento di Poste Italiane in più fasi, anche con un’IPO, e con incentivi per risparmiatori e dipendenti.
Perché è importante
La vendita della quota di Montepaschi è un passo significativo nel piano di privatizzazione del governo italiano. I fondi raccolti contribuiranno all’obiettivo del governo di ridurre il debito pubblico. La vendita indica anche un potenziale cambiamento nel settore bancario, con speculazioni su future aggregazioni con altri importanti operatori come Unipol, Bpm o Unicredit. Le voci di ulteriori vendite e nuovi collocamenti suggeriscono che il governo sta perseguendo attivamente i suoi piani di privatizzazione e riduzione del debito.