La transizione verso la mobilità elettrica in Italia si scontra con un ostacolo economico rilevante: i costi di ricarica, sensibilmente più alti rispetto al resto d’Europa. Secondo un’analisi di Switcher.ie, il nostro Paese è tra i più cari per alimentare un’auto elettrica, nonostante l’aumento della domanda e delle infrastrutture. Un controsenso che rischia di frenare l’adozione su larga scala di veicoli green.
Cosa è successo
L’Italia è settima in Europa per i costi di ricarica, con una spesa media di 20,30 euro per una ricarica completa, contro una media europea di 13,83 euro. Il divario si amplia ulteriormente se si analizzano i costi per 100 chilometri: 5,57 euro in Italia, contro i 3,79 euro del resto d’Europa. Un dato che sottolinea quanto la transizione energetica sia ancora economicamente sfavorevole nel Belpaese.
In cima alla classifica dei Paesi più cari troviamo Germania (25,73 euro a ricarica), Danimarca e Irlanda, mentre all’estremo opposto si collocano Turchia, Georgia e Kosovo, dove i costi sono inferiori ai 5 euro, ma con una diffusione limitata di auto elettriche. Le infrastrutture carenti e i prezzi d’acquisto elevati frenano infatti l’adozione in questi mercati emergenti.
L’Italia, pur tra le più care, mostra segnali di ripresa. Le previsioni per il 2025 indicano una crescita fino al +140% nelle vendite di auto elettriche, grazie alla riduzione dei prezzi, all’espansione del mercato dell’usato e al miglioramento delle infrastrutture, specialmente nei centri urbani.
Perché è importante
Il 2025 potrebbe essere l’anno della svolta per la mobilità elettrica in Europa. L’uscita dalla crisi energetica e una maggiore stabilità dei prezzi potrebbero incentivare l’adozione su larga scala dei veicoli elettrici, anche in Italia.
Nonostante il contesto sfavorevole, la domanda sta crescendo, spinta da incentivi, innovazioni tecnologiche e una maggiore sensibilità ambientale. Ma senza una riduzione sostanziale dei costi di ricarica, il rischio è che l’auto elettrica resti un lusso per pochi.
Il futuro della mobilità green dipenderà da scelte strutturali, come l’estensione delle infrastrutture anche nelle aree meno servite e una regolamentazione più equa dei prezzi di ricarica. Solo così la transizione potrà dirsi davvero inclusiva.
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