Dopo mesi di pessimismo smentito su crolli in arrivo causati da dazi e deficit Usa, i mercati si confrontano con l’accelerazione di Trump in Iran, ma restano sostenuti da fondamentali solidi
La settimana destinata all’accelerazione del conflitto con l’Iran, poi avverata nel weekend, si era chiusa con mercati sostanzialmente dov’erano partiti. L’S&P 500 ha ceduto una manciata di punti sotto quota 6.000, con Wall Street rimasta in territorio “Toro”, sempre in vista dei record e un 20% sopra i minimi di meno di tre mesi fa, con solo i settori energia e sanità ancora indietro. Dopo aver smentito le attese di crolli per l’effetto combinato di dazi, inflazione e rendimenti dei Treasury, ora mercati e investitori vanno al nuovo test di guerra, con Trump all’attacco contro l’Iran a fianco di Israele, ripristinando la forza della deterrenza USA con l’obiettivo di un Medio Oriente pacificato, a vantaggio anche degli amici arabi del Golfo oltre che degli alleati occidentali.
MERCATI FOCALIZZATI SULLA VALUTAZIONE DEL CICLO
Sull’Iran Trump ha cambiato registro, rinunciando alla danza del TACO, vale a dire minacce seguite da pausa, che qualche risultato aveva prodotto nel confronto commerciale con le principali aree, dall’Europa alla Cina. Ora sceglie di dare una mano concreta a Israele nel “lavoro sporco” di disinnescare l’infrastruttura nucleare di Teheran. I mercati finora hanno reagito agli allarmi focalizzandosi soprattutto sulla valutazione del ciclo economico, sull’inflazione, sulle mosse della Fed, e sui fondamentali aziendali. Ma emotività e speculazione restano in agguato, gli hedge fund sono carichi di posizioni al ribasso e pronti a profittarne, ma anche esposti a effetti boomerang se a qualche sbandata segue subito il rimbalzo costringendo a dolorose e costose ricoperture, con la conseguenza paradossale di alimentare i rally…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.