Il superamento dei massimi storici di febbraio non segnala solo il superamento dei timori su dazi, guerra e recessione: ecco le implicazioni del nuovo “non interventismo attivo” degli USA
Wall Street al nuovo record di sempre dell’S&P 500, ha superato quello toccato a febbraio quando correva alimentata dal “Trump trade” nell’aspettativa degli effetti positivi su aziende ed economia della deregulation e dei tagli alle tasse. Poi la tenuta, seguita agli annunci dei dazi, con danni limitati rispetto alle previsioni di crolli e recessione di tanti “esperti”, e infine il rally del 24% dai minimi, che ha portato ai nuovi massimi storici. Di solito il mercato azionario anticipa la traiettoria di economie e fondamentali societari, o almeno cerca di farlo, a volte esagerando in entrambe le direzioni. Cosa sta prezzando il ritorno del “toro” al giro di boa di metà 2025?
WALL STREET, QUALCOSA DI PIÙ DI UN RITORNO ALLA NORMALITÀ
A prima vista, sembrerebbe un ritorno alla prospettiva dello scorso febbraio: economia USA che si conferma solida e meglio attrezzata per la crescita rispetto alle altre grandi aree, grazie anche alla forza dei suoi campioni nella tecnologia, nella finanza e anche industriali, lo spauracchio dei dazi ridimensionato fortemente, venti di guerra allontanati almeno in Medio Oriente con il colpo assestato alle ambizioni nucleari iraniane da USA e Israele. Ma forse il mercato sta prefigurando qualcosa di più che un ritorno a una normalità positiva, che ha a che fare con un modo nuovo di interpretare il ruolo di garante della stabilità geopolitica da parte degli USA di Trump…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.