Sebbene possa sembrare controintuitivo, l’esperienza di BlueBay mostra che gli emittenti dei mercati emergenti tendono ad essere più ricettivi all’impegno su tematiche ESG di quanto ci si aspetterebbe
Il contesto in cui operano gli emittenti dei mercati emergenti comporta, in genere, che siano sottoposti a un controllo più approfondito da parte degli investitori rispetto ai loro omologhi dei mercati sviluppati. Storicamente, alcuni fattori ESG, come la governance (G) e il contesto sociale e politico (S) hanno svolto un ruolo cruciale nell’analisi fondamentale e del rischio del merito di credito, sia sovrano che societario, dei mercati emergenti. “D’altra parte, sebbene questo segmento sia maturato, sarebbe difficile investirvi con successo senza considerare questi particolari input quando si valuta il potenziale al ribasso e al rialzo di un determinato emittente o titolo”, fa sapere Anthony Kettle, Senior Portfolio Manager presso BlueBay Asset Management, casa d’investimento specializzata nel reddito fisso.
L’UNIVERSO DEI MERCATI EMERGENTI VALE IL 75% DELLA CRESCITA GLOBALE
“Di recente l’enfasi è sui fattori ambientali, come nella maggior parte delle asset class. Gli investitori dei mercati emergenti che hanno instaurato un solido dialogo con gli emittenti nel corso degli anni hanno ampliato con successo il loro impegno continuo per includere i temi ambientali e altre tematiche ESG”, spiega Kettle. Il manager fa notare come i mercati emergenti risultino fondamentali per far avanzare l’agenda ESG a livello globale. Basti pensare che l’universo dei mercati emergenti vale circa il 60% dell’economia mondiale e il 75% della crescita globale, quasi il doppio rispetto a 20 anni fa. Rappresenta anche più di 2.000 miliardi di dollari – ovvero circa un quarto – del mercato globale del reddito fisso…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.