PARIGI, 7 luglio 2021 /PRNewswire/ — Il mercato delle aste d’arte di Hong Kong si appresta a registrare il miglior primo semestre della sua storia. Secondo i nostri dati, da inizio anno la città ha generato il 15% del fatturato d’asta di tutto il comparto dell’arte. Questa crescita è particolarmente sorprendente in quanto basata in grandissima parte sulle vendite di opere d’arte contemporanea e persino ultra-contemporanea. Inoltre, il modello di Hong Kong si sta esportando in altri paesi dell’area, come la Corea del Sud e il Giappone.
«Un mercato sfrenato sta rapidamente emergendo in tutto il sud-est asiatico», afferma Thierry Ehrmann, Presidente e Fondatore di Artmarket.com e del suo dipartimento Artprice.
L'”arte popolare” va forte
Seguendo le orme di Hong Kong e ugualmente in grado di attrarre sia capolavori della pittura tradizionale cinese che opere di superstar americane, Seoul e Tokyo si stanno a loro volta imponendo come importanti poli del mercato. Intorno ai loro grandi artisti nazionali, questi due mercati stanno contribuendo all’esposizione di un’intera nuova generazione di giovani star, guidata da Nicolas Party, Ayako Rokkaku e persino Mr Doodle.
Questi artisti possono essere associati a ciò che Christie’s ha definito il movimento “Hi-Lite”, con riferimento a un genere artistico più “leggero” (vale a dire meno intellettuale) e più aperto alla cultura popolare. Questo movimento, che ha fatto irruzione sulla scena internazionale nel 2019, è stato immediatamente compromesso dalla pandemia. Ciò nonostante ha trovato un’eco nel fiorente mercato degli NFT e indubbiamente anche in quello delle carte dei Pokemon. Entrambi presuppongono il valore di un’arte popolare, libera, allegra… anche se leggermente infantile.
Con o senza le grandi case d’asta…
Hong Kong è riuscita ad attrarre e poi a trattenere le più prestigiose case d’asta del mondo, tra cui le cinesi Poly e China Guardian e le occidentali Sotheby’s, Christie’s e Phillips. Ma ora sembra molto improbabile che ci sia bisogno di altre sale d’asta nel sud-est asiatico, almeno non per il prossimo futuro.
Con 18 opere già oltre i 10 milioni di dollari quest’anno, Hong Kong è chiaramente la più forte tra le capitali d’arte del sud-est asiatico di fascia alta (ad eccezione della Cina continentale). Ma l’esperienza di Singapore e quella di Manila – dove le vendite sono cresciute a dismisura tra il 2007 e il 2014 per poi calare drasticamente – ci ricorda che in quest’area non è facile costruire un mercato dell’arte duraturo. Nel 2020 il fatturato di Taiwan ha subito una contrazione e ora Taipei si trova dietro ai suoi vicini.
Basquiat numero 1 a Hong Kong
A Hong Kong i primi tre risultati del 1° trimestre 2021 sono stati battuti per le opere della superstar Jean-Michel Basquiat. Infatti la vendita delle opere del prodigio americano, morto di overdose a soli 27 anni, è letteralmente esplosa in Asia dall’inizio dell’anno. Tre tele, un disegno e una stampa hanno fruttato un totale di 120 milioni di dollari. Hong Kong ha quindi battuto il 36% del fatturato totale globale di Basquiat nel 1° trimestre 2021, vale a dire 5 volte più di Londra.
Il mercato d’arte di Hong Kong sta inoltre mostrando una continua e forte domanda per l’astrazione lirica. Il dipinto Winter Harmony (1986) di Chu Teh-Chun’s ha superato le opere di Zao Wou-Ki’s nel 1° trimestre 2021 (che hanno generato 21 milioni di dollari). Lo strano e quasi astratto paesaggio di Zhang Daqian, intitolato Temple at the Mountain Peak (1967), è stato venduto per 27 milioni di dollari.
A Seoul, il coloratissimo bouquet di Marc Chagall, Les Jardins de Saint Paul (1973), è stato venduto per 4,4 milioni di dollari da K-Auction. A Tokyo, l’opera post-cubista di Pablo Picasso Bouteille et compotier (1922) ha ottenuto il miglior risultato di 1,5 milioni di dollari, seguita da Lollipop (1998) di Yoshitomo Nara che ha fruttato 750.000 dollari. La star di arte contemporanea giapponese è una delle figure più emblematiche del movimento “Hi-Lite”.
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