PARIGI, 23 settembre 2021 /PRNewswire/ — Nella prima metà del 2021 il mercato delle aste, ancora fortemente limitato dalla crisi sanitaria, ha assicurato la continua circolazione delle opere d’arte. In effetti, le grandi case d’asta sono riuscite a proiettare un’immagine molto più attraente delle loro attività grazie a un brillante mix di vendite online, tematiche e benefiche e a una coraggiosa collaborazione con ciò che tradizionalmente viene chiamato il mercato “primario”. Inoltre, le case d’asta hanno finalmente aperto le porte alle opere dematerializzate e hanno cavalcato l’onda dell’arte ultra-contemporanea, catturando così anche l’attenzione dei principali media.
Secondo thierry Ehrmann, presidente e fondatore di Artmarket.com e del suo dipartimento Artprice:
«Artprice ha registrato il numero più alto di sempre di vendite riuscite nel comparto dell’arte a livello mondiale, con un +10,5% rispetto al 1° semestre 2019, periodo che aveva già stabilito un record storico.
L’assenza delle fiere internazionali ha chiaramente indirizzato alcuni collezionisti verso le case d’asta (live o online), ma la crescita del volume delle transazioni è antecedente alla crisi sanitaria e, fondamentalmente, sta solo ricominciando».
Mercato di fascia alta e mercato accessibile
Dopo un caotico 2020, il calendario delle aste del mercato dell’arte è tornato alla normalità, in particolare con la ripresa delle aste newyorkesi di primavera. Le sessioni organizzate nella settimana 19 (dal 10 al 16 maggio) hanno totalizzato a New York 1,5 miliardi di dollari, pari al 21% del fatturato globale delle aste d’arte del 1° semestre 2021.
In ogni caso, i nostri dati per il 1° semestre indicano che il mercato dell’arte è ancora relativamente accessibile: dei 302.100 lotti messi all’asta in tutto il mondo, il 51% è stato acquistato a meno di 1.000 dollari, commissioni di acquisto incluse. E, a differenza del mercato di fascia altissima, queste opere più accessibili sono state messe all’asta e vendute piuttosto uniformemente durante tutto l’anno. Le vendite online hanno persino garantito un minimo di attività del mercato dell’arte nei mesi di luglio e agosto, di solito completamente fermo.
Hong Kong in controtendenza
L’ex colonia britannica sta svolgendo un ruolo cruciale nelle strategie internazionali delle principali case d’asta come Christie’s, Sotheby’s, Phillips e Bonhams, ma anche di China Guardian e Poly Auction, e insieme hanno reso Hong Kong il marketplace d’arte più lussuoso del mondo.
Nel 1° semestre 2021 a Hong Kong sono state vendute soltanto 3.200 opere d’arte, ma hanno totalizzato quasi 1 miliardo di dollari (962 milioni di dollari). Infatti nel 1° semestre 2021 il prezzo medio di un’opera nelle aste di Hong Kong è stato di 300.000 dollari! Un prezzo che contraddistingue nettamente Hong Kong da New York (prezzo medio: 41.000 dollari), Londra (32.000 dollari) e Parigi (10.600 dollari), nonché dal resto della Cina (94.000 dollari).
A Hong Kong, in soli sei mesi, sono stati venduti 18 lotti a più di 10 milioni di dollari, anche se nessuno ha raggiunto i 50 milioni di dollari. Attualmente il mercato di fascia altissima di Hong Kong è forte quanto quello londinese e nove volte più grande del mercato parigino (dove nello stesso periodo due lotti hanno superato la soglia dei 10 milioni di dollari). Nella Cina continentale soltanto otto lotti sono stati venduti a più di 10 milioni di dollari nello stesso periodo, ma è stata nuovamente superata la soglia dei 50 milioni di dollari (per un’opera settecentesca di Xu Yang).
Prima asta “illimitata”
L’asta di Sotheby’s intitolata “The Fungible Collection” è stato l’esempio perfetto della creatività dimostrata dalle grandi case d’asta nel corso del primo semestre 2021. La casa d’aste internazionale acquistata da Patrick Drahi nel 2019 ha lavorato direttamente con l’artista anonimo Pak e la piattaforma web Nifty Gateway (senza passare per una galleria) per vendere una serie illimitata di NFT.
Al centro di questa collezione, le “Open Editions” hanno permesso ai collezionisti di acquistare, durante il periodo di vendita e a prezzi fissi, tutti i cubi fungibili che desideravano. La durata della vendita è stata di 15 minuti per tre volte, ripartiti su tre giorni, e il prezzo è salito ogni giorno. Il risultato è stato la vendita di 23.598 cubi digitali: 19.737 cubi a 500 dollari il primo giorno, 3.268 cubi a 1.000 dollari il secondo giorno e 593 cubi a 1.500 dollari il terzo giorno. Oltre a queste opere piccole, ci sono stati due lotti speciali (The Switch per 1,44 milioni di dollari e The Pixel per 1,35 milioni di dollari) e diverse “ricompense”. Alcuni NFT (del valore potenziale di diversi milioni di dollari) sono stati regalati ai migliori acquirenti e a chiunque sia riuscito a risolvere un puzzle inventato da Pak.
Questa straordinaria sessione fa riflettere non solo sulla nozione di un’opera digitale e del suo “proprietario”, ma anche sulla nozione di creazione di valore nel “mercato dell’arte 2.0”, in cui l’offerta può essere moltiplicata a un prezzo più basso.
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