Dopo una sbandata iniziale per un dot plot del FOMC molto aggressivo e pochi dettagli sul quantitative tightening, il mercato ha giudicato il rialzo sostenibile per l’economia chiudendo ai massimi di seduta
La Fed, come telegrafato con largo anticipo, ha alzato per la prima volta dal 2018 i tassi di un quarto di punto, ma il mercato inizialmente non l’ha presa benissimo, oscillando ben sotto i massimi di seduta dopo l’annuncio, soprattutto per due motivi. Il dot plot dei membri del FOMC, che non rappresenta un’intenzione ma una previsione di mercato, punta a sei altri rialzi nel corso del 2022. Inoltre Jerome Powell in conferenza stampa non ha fornito dettagli né sulle dimensioni né sui tempi del quantitative tightening in arrivo, vale a dire la cura dimagrante del bilancio della banca centrale, gonfiato a ben 9.000 miliardi di dollari dagli acquisti di titoli, che drena liquidità e ha l’effetto di ulteriori rialzi dei tassi.
MENO CRESCITA E PIU’ INFLAZIONE
Powell ha parlato di economia molto forte e di inflazione ancora più forte. Ma le stime di crescita della stessa Fed sono state limate per quest’anno al 2,8% dal 4% di dicembre, mentre le previsioni di inflazione core sono state alzate al 4,1% dal 2,7%. Sulle prime a Wall Street altri sei rialzi dei tassi in arrivo quest’anno, praticamente uno per ogni riunione del FOMC in calendario, non sono sembrati il massimo per un’economia in rallentamento. Infatti il Dow Jones è stato frenato dai titoli più legati al ciclo, come Johnson & Johnson, Procter & Gamble, Walgreen e Coca-Cola, mentre si sono distinti in positivo i big tech e i grandi bancari, ai quali una raffica di aumenti dei tassi non può che piacere visto che implica un allargamento dei margini sul core business del credito…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.