La scorsa settimana il CEO di Meta ha annunciato ufficialmente l’intenzione di estendere ancora l’area di influenza della compagnia nel settore dell’intelligenza artificiale. E come ci ha abituati Zuckerberg in questi anni, non ha solo intenzione di farlo, ma di farlo in grande.
L’investimento per supportare le mire espansionistiche di Meta potrebbe valere più di 9 miliardi di dollari. Tanto si stima potrebbero costare le 350.000 GPU Nvidia H100 che alla fine dell’anno saranno 600.000 comprese quelle equivalenti e di pari potenza, per armare l’arsenale di Meta.
Sam Altman di OpenAI non è da meno e ha annunciato l’intenzione di produrre direttamente in casa i chip. Nel frattempo, però, il mercato potrebbe essere già saturo e non tutti gli sviluppatori di modelli di intelligenza artificiale potranno prendervi parte. Qualcuno è già escluso dalla competizione che si fa sempre più agguerrita tra i (pochi) big player.
Meta è al lavoro per sviluppare Llama 3
Mark Zuckerberg ha rivelato con un annuncio ufficiale su Threads e Instagram l’intenzione della compagnia di continuare a sviluppare di Llama 3, il proprio modello linguistico di grandi dimensioni.
Le ambizioni in campo AI di Meta sono molto alte, in particolare, nell’annuncio Mark ha dichiarato di voler costruire un’intelligenza generale.
L’obiettivo finale proclamato dal CEO è rendere universale e accessibile a tutti la nuova tecnologia che riguarderà molti ambiti dell’attività umana. Per questo motivo, l’intelligenza a cui lavora Meta non è solo artificiale ma generale.
Con questo annuncio, Zuckerberg ha ufficialmente lanciato il guanto di sfida agli altri big del comparto tecnologico che dovranno lottare per ottenere la propria fetta di processori ad alte prestazioni.
Non c’è solo l’addestramento dei modelli linguistici a fare incetta di processori: gaming, smartphone e HPC (High Performance Computing) sono gli altri grossi consumatori di questa tecnologia.
Peccato che le risorse per produrle siano scarse così come le aziende specializzate nella loro realizzazione. L’attuale ambizione di Meta di accaparrarsi fino a 600.000 GPU entro l’anno, stupisce specie rispetto ai numeri dell’anno scorso. La richiesta nel 2023 è stata di 150.000 GPU, tante quante ne sono servite a Microsoft per sviluppare i propri prodotti.
Il mercato dei processori potrebbe ingolfarsi e non soddisfare l’intera domanda
La battaglia per lo sviluppo di grossi modelli linguistici è diventata di pubblico dominio lo scorso anno con il successo planetario di ChatGPT. Ma da anni i big del comparto tech si danno battaglia per accaparrarsi il vantaggio strategico sull’intelligenza artificiale.
Peccato che nel frattempo non sia cresciuta in maniera altrettanto esplosiva anche la capacità di produrre i chip necessari per supportare la domanda di sviluppo dell’AI.
Per esempio, l’unica azienda che oggi si dedica al packaging dei chip, una sorta di stratificazione dei vari componenti, il cosiddetto Chip-on-Wafer-on-Substrate (CoWoS), è TSMC. Oltre a non riuscire a soddisfare l’attuale domanda di produzione dei sofisticati chip, la Taiwan Semiconductor Manufacturing Company, Limited è anche nell’occhio del ciclone e soggetta alle pressioni del governo cinese.
Investire nelle azioni dei semiconduttori significa prendere parte alla costruzione del futuro prossimo. Farlo servendosi di un broker trasparente e a basse commissioni come XTB aiuta a ottimizzare i rischi associati a questo tipo di investimenti.
Poi c’è da considerare l’impatto ambientale di questi grossi impianti. Secondo una stima di Paul Churnock, Principal Electrical Engineer of Datacenter Technical Governance and Strategy di Microsoft, una GPU H100 con un tasso d’uso annualizzato del 61%, richiede 3740 kWh l’anno di elettricità.
Sam Altman alza la posta e annuncia di realizzare un impianto di produzione di chip
Intanto, Sam Altman, CEO di OpenAI che ha realizzato ChatGPT e ha dato il via alla febbre dell’intelligenza artificiale, non resta a guardare.
Negli scorsi giorni ha annunciato l’intenzione di raccogliere finanziamenti per realizzare impianti di produzione di chip. Si tratterebbe di intraprendere una strada già battuta da altri grossi player, come fanno già Amazon, Google e altre tra le grandi azioni americane.
Come riporta il Sole 24 Ore, che a sua volta cita il Financial Times, nelle ultime ore il CEO di OpenAI è in trattativa con il colosso di Taiwan TSMC e altri produttori di chip in Medio Oriente.
L’oggetto delle trattative è proprio il lancio di una nuova compagnia che produca chip in proprio. Del resto, OpenAI si trova in una posizione delicata dato che dipende quasi interamente da Nvidia per l’approvvigionamento di chip. Di certo non si tratta di un’impresa semplice.
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