Gli indici azionari sono un vero e proprio “termometro” di borsa: grazie alla loro esistenza gli investitori hanno il polso della situazione e capiscono subito in che direzione si muove un determinato mercato finanziario.
La funzione di indicatori dell’andamento dei mercati azionari ha reso gli indici di borsa molto popolari e grazie agli strumenti presentati in questa guida, risulterà chiaro anche all’investitore meno esperto come fare trading indices.
Attraverso le varie tematiche trattate, tra cui le migliori strategie di trading con gli indici e la presentazione dei principali indici di borsa di livello mondiale, il trader sarà pronto ad aggiungere questa classe di attività al portafoglio finanziario personale.
Cos’è un indice azionario?
Un indice azionario è un paniere di azioni che tiene traccia dei prezzi dei titoli azionari in esso inclusi allo scopo di misurare le prestazioni di un determinato insieme di società quotate o per misurare i titoli rappresentativi di un determinato settore industriale.
Per calcolare il valore di un indice si assegnano dei “pesi” ad ogni singolo titolo, seguendo metriche e metodologie standardizzate. Il calcolo quindi non è una media matematica che deriva dalla somma di tutti i prezzi delle azioni, ma una media ponderata.
Prendiamo come esempio l’indice della Borsa di Milano più noto, il FTSE MIB: questo indice rappresenta le 40 società quotate su Borsa Italiana con la più alta capitalizzazione di mercato. L’indice FTSE MIB non fa altro che sintetizzare il valore complessivo dei 40 titoli azionari principali di Piazza Affari, basando il calcolo sulla capitalizzazione di ciascun titolo.
Altra funzione non secondaria degli indici riguarda il monitoraggio dello “stato di salute” del settore che rappresenta. Se, ad esempio, l’indice è stato costituito per monitorare le società quotate del settore del trasporto persone, esso offre una visione d’insieme sull’andamento del comparto.
L’obiettivo delle centinaia di stock index esistenti è, quindi, di tenere traccia dell’andamento del mercato azionario nel corso del tempo e in particolare dei titoli che rappresentano, cosicché l’investitore sia in grado con buona approssimazione di verificare la variazione nel tempo della valorizzazione dei titoli compresi nel paniere (basket).
Per quanto riguarda il trading sugli indici, invece, l’investitore non ha modo di investire direttamente, può farlo utilizzando strumenti finanziari come i contratti per differenza (CFD), attraverso i quali fare trading sugli indici azionari sia nella fase ribassista che nella fase rialzista.
Per meglio comprendere come funziona un indice azionario, scopriamone alcuni dei principali.
Alcuni esempi di indici
Dicevamo che di indici ne esistono molti, qui presentiamo quelli che più di altri sono indicativi dell’andamento del mercato azionario perché rappresentano i titoli azionari delle maggiori borse mondiali.
- S&P 500 index: l’indice S&P 500 è sviluppato dalla S&P Dow Jones Indices e appartiene a una famiglia di indici azionari progettati per misurare le prestazioni del mercato degli Stati Uniti. L’indice misura le performance delle prime 500 società per capitalizzazione di mercato quotate presso la Borsa di New York, Amex e il Nasdaq e rappresentano l’80% della capitalizzazione di mercato disponibile.
- FTSE 100 index: l’indice FTSE 100 è il principale indice della serie FTSE UK presso il London Stock Exchange. L’indice è costituito dalle prime 100 compagnie per grandezza e liquidità della borsa londinese e ne traccia l’andamento nel tempo.
- Nikkei 225 index: l’indice Nikkei 225 (Nikkei Stock Average) è l’indice principale della Borsa di Tokyo, e rappresenta un indicatore del mercato azionario giapponese. Esso è parte di una famiglia di indici presenti sulle borse asiatiche regolamentate, il calcolo degli indici è affidato completamente ai computer.
Tra gli altri indici noti al grande pubblico troviamo anche il Nasdaq 100, il Dow Jones, il Topix 100, ed ancora il CAC 40 e il DAX 30. Nei prossimi paragrafi della guida al trading sugli indici di borsa verrà presentata una tabella esaustiva dei principali tipi di indici, ma per ora basterà comprendere perché fare trading sugli indici sia importante.
Perché fare trading sugli indici?
Come spiegato in precedenza, un indice azionario rappresenta un’intera categoria di titoli quotati presso una determinata borsa. Questa caratteristica non solo consente di meglio tracciare l’andamento di un intero comparto, ma anche di investire risorse finanziarie filtrando in parte i rischi che derivano dal fare trading su un singolo titolo azionario.
In altri termini, essendo un indice azionario un paniere rappresentativo di un intero comparto, o rappresentativo dei principali titoli quotati su una specifica borsa, in un certo senso esso rappresenta un portafoglio finanziario diversificato, e come sappiamo l’obiettivo di un portafoglio costituito da più asset ha l’utilità di mitigare l’indice del rischio.
Gli indici sono quindi un’opportunità di investimento per il trader perché rispetto ad un singolo titolo presentano una minore volatilità, sono più stabili e inoltre consentono di iniziare a fare trading su un’ampia serie di società quotate con una piccola quantità di capitale.
Per quanto riguarda l’attività di investimento su di essi, il trader può investire in tutte e due le direzioni del mercato, ribassista e rialzista, ciò significa che può comprare indici di borsa, ma anche venderli.
Tipi di indici azionari
Gli indici azionari non sono tutti uguali e si differenziano in base alla metodologia di calcolo utilizzata per ponderare le azioni del paniere. Si dividono per i settori o le regioni geografiche che sono chiamati a rappresentare.
Per quanto riguarda la metodologia di calcolo distinguiamo tre tipi di indici azionari:
- equally weighted: tutti i titoli del paniere hanno il medesimo peso, a prescindere dalla capitalizzazione societaria;
- price weighted: il peso di ogni titolo varia a seconda del suo prezzo, quindi se il prezzo di un titolo aumenta rispetto agli altri, aumenta anche il suo peso relativo nell’indice;
- value weighted (market cap weighted): in questo caso il peso di ciascun titolo azionario è proporzionale alla sua capitalizzazione in borsa.
Escludendo la prima tipologia, spesso si mettono a confronto gli indici market cap weighted index vs price weighted. Bisogna dire che gli indici calcolati sulla capitalizzazione sono più precisi, anche perché quando avvengono operazioni di frazionamento o raggruppamento societario, l’indice viene adeguato per riequilibrare le proporzioni. Con gli indici calcolati in base al peso del prezzo, invece, si ha uno squilibrio poiché vengono meglio rappresentati i titoli più costosi.
Gli indici principali adoperano la metodologia value weighted perché maggiormente proporzionale e rappresentativa di tutti i titoli del paniere.
Indici principali di settore e regionali
Considerando gli indici principali, essi si dividono secondo una classificazione settoriale o per aree geografiche di rappresentanza.
Abbiamo quindi la seguente ulteriore ripartizione.
- Country indices: gli indici nazionali sono una tipologia che include prevalentemente società che operano nell’economia di un Paese specifico, anche se non vi appartengono giuridicamente. Un esempio sono gli indici MVIS Country.
- Regional indices: gli indici regionali sono simili ai precedenti, con la caratteristica peculiare di comprendere una vasta area geografica come un continente (Europa, Oceania) o parte di esso (Sud-est asiatico). Esempi: S&P Asia 50; EURO STOXX 50.
- Stock exchange indices: sono gli indici rappresentativi di una categoria di azioni presenti su un determinato mercato di scambio. Su Borsa Italiana, per fare alcuni esempi, troviamo il FTSE Italia All-Share, il FTSE MIB, il FTSE Italia STAR.
- Sector indices: gli indici di settore rappresentano le società quotate di un determinato comparto industriale quale può essere il settore tessile e moda, petrolio e gas naturale, servizi pubblici. Tali indici si intersecano con i precedenti e possono includere società di mercati regionali o globali, ne sono un esempio la famiglia di indici STOXX settoriali: EURO STOXX Banks, STOXX Europe 600 Automobiles & Parts.
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Quali sono i migliori indici azionari su cui fare trading?
Forniamo in questa sezione della guida al trading degli indici di borsa, una lista dei migliori indici azionari su cui investire con le relative caratteristiche salienti.
- FTSE MIB: principale indice di benchmark del mercato azionario italiano, l’indice rappresenta circa l’80% della capitalizzazione di mercato di Borsa Italiana. Si compone delle società quotate più importanti ed a elevata liquidità in diversi settori. 40 sono le società del paniere con metodologia ponderata value weighted.
- CAC 40: gestito da Euronext sulla Borsa di Parigi, l’indice market cap weighted quota le 40 principali società operanti nel mercato francese. Le sue prestazioni sono utilizzate per prodotti strutturati come ETF, opzioni e futures.
- DAX 30: solo il primo di una famiglia di 850 indici, esso è l’indice blue-chip per il mercato azionario tedesco relativo all’andamento delle 30 società più grandi e liquide della Borsa di Francoforte. La composizione del paniere si basa sulla capitalizzazione di mercato FreeFloat e sul turnover degli ordini a 12 mesi.
- Dow Jones Industrial Average: più comunemente conosciuto come Dow Jones, l’indice è quotato alla Borsa di New York sin dal 1885 (il più antico), ed è una misura price-weighted delle 30 principali compagnie statunitensi. L’indice non rappresenta il settore trasporto e le utilities.
- EURO STOXX 50: rappresenta 50 delle maggiori blue-chip di otto nazioni dell’eurozona: Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Paesi Bassi e Spagna. Dall’indice derivano numerosi altri prodotti finanziari strutturati.
- Nasdaq-100: considerato l’indice dell’innovazione tecnologica a 360 gradi, esso si compone delle100 principali società statunitensi e internazionali non finanziarie quotate al Nasdaq Stock Market. La metodologia di calcolo dei pesi di ciascun titolo azionario si basa sulla capitalizzazione di mercato.
La tabella sottostante, invece, include una lista dei principali indici azionari mondiali, indicando la borsa presso cui sono quotati e il numero di titoli azionari che rispettivamente rappresentano.
Nome indice | Borsa di riferimento | Caratteristiche |
---|---|---|
FTSE MIB | Milano | Prime 40 società per market cap |
IBEX 35 | Madrid | 35 titoli più liquidi |
CAC 40 | Parigi | 40 principali azioni |
DAX 30 | Francoforte | 30 principali società per capitalizzazione e liquidità |
FTSE 100 | Londra | 100 più importanti società quotate |
EURO STOXX 50 | Eurozona | 50 società da 8 borse europee dei principali settori |
Nasdaq-100 | Nasdaq MarketSite (New York) | Prime 100 società per capitalizzazione di mercato |
Dow Jones Industrial Average | New York | 30 maggiori società quotate |
S&P 500 | New York | 500 principali società quotate |
Nikkei 225 | Tokyo | Media ponderata del prezzo delle prime 225 società giapponesi |
Topix 100 | Tokyo | 100 principali società ponderate in base alla capitalizzazione |
Kospi | Seoul | Rappresenta le principali società quotate |
SSE Composite Index | Shanghai | Riflette l’intero mercato dei titoli |
SZSE Component Index | Shenzhen | 500 principali titoli |
FTSE China A50 | Shanghai e Shenzhen | Prime 50 società cinesi per dimensione e liquidità |
Hang Seng | Hong Kong | 52 società dei principali settori industriali |
S&P/ASX 200 | Sydney | Maggiori 200 titoli per capitalizzazione di mercato |
Cosa determina i prezzi degli indici?
Un indice di borsa non ha un valore intrinseco, ma rappresenta una media ponderata dei prezzi dei titoli azionari che lo compongono. Come letto in precedenza, le società che sviluppano e gestiscono gli indici adottano metodologie di calcolo dei pesi dei titoli azionari diversi (equally weighted, price weighted, value weighted), quindi si può dire che il valore di un singolo indice azionario non venga determinato dal prezzo dei singoli titoli azionari, ma in base al peso del titolo nell’indice.
Il prezzo dei titoli societari, tuttavia, non è l’unico parametro che stabilisce i prezzi degli indici. Un esempio viene fornito dagli indici di performance (total return indexes), i quali rappresentano il rendimento del paniere di azioni sottostanti tenendo conto anche di eventuali dividendi reinvestiti e di altri cash flow derivati dal possesso dei titoli stessi.
Ricapitolando:
- il prezzo degli indici azionari non ha valore intrinseco;
- il valore dell’indice varia riflettendo il prezzo dei titoli azionari del paniere;
- oltre al prezzo dei titoli è importante il peso che questi hanno all’interno dell’indice.
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Sviluppare una strategia di trading sugli indici
Conosciuti i meccanismi di funzionamento di base degli indici azionari, ai fini del successo dell’investimento finanziario diventa fondamentale costruire delle valide strategie di trading su indici che consentano di ridurre al minimo le perdite e di massimizzare i guadagni.
Come ogni tipo di strategia di trading dedicata ad una classe di attività, anche nel caso degli indici ci si affida a due forme di analisi finanziaria l’analisi fondamentale e l’analisi tecnica.
1. Analisi fondamentale
La nostra analisi finanziaria sugli indici parte dalla cosiddetta analisi fondamentale. L’investitore deve porre la sua attenzione sulle correlazioni di mercato che sorgono tra i prezzi degli indici e le quotazioni di altri mercati.
Sappiamo che ad influenzare i prezzi degli indici sono le quotazioni delle azioni che costituiscono il paniere, sarà quindi di fondamentale importanza capire quali fattori stanno influenzando, ad esempio, quei titoli del basket più rappresentativi.
Tra i fattori che di solito influenzano i titoli azionari, troviamo la stagione delle trimestrali, la pubblicazione di dati statistici sull’andamento del settore industriale correlato all’indice, o ancora i dati sull’inflazione.
Un indice azionario costruito sulle società quotate del settore manifatturiero in Germania, ad esempio, sarà particolarmente influenzato dalla pubblicazione dei dati sull’indicatore economico PMI manifatturiero di quel paese.
Memorizzare le scadenze e le pubblicazioni di dati che possono influenzare un indice di borsa è difficile, ecco perché il Calendario economico aiuta il risparmiatore nel verificare in anticipo le variabili che potrebbero influire in un dato giorno sul prezzo dell’indice su cui si è investito.
Analisi tecnica
L’analisi tecnica sugli indici fornisce al risparmiatore ulteriori preziosi elementi per comprendere l’andamento del paniere ed agire di conseguenza. Di seguito forniamo alcuni spunti utili, ma consigliamo di leggere l’approfondita guida agli strumenti di analisi tecnica per saperne di più.
- Trend trading: il trading secondo trend, è uno stile di trading che prova a catturare i ricavi seguendo il momentum di un asset. Il trend è quel movimento dell’asset che l’investitore può catturare con una long position quando l’indice punta verso l’alto o con una short position quando l’indice è ribassista.
- Trading supporto e resistenza: il trading sugli indici fatto con il livello di supporto e di resistenza serve al trader per stabilire due linee immaginarie sopra e sotto il prezzo reale. Con il livello di supporto si teorizza che il valore attuale non scenderà al di sotto di una certa soglia (di supporto), mentre con il livello di resistenza si suppone che il prezzo attuale non salirà oltre una soglia che resiste appunto all’ulteriore aumento.
- Breakout trading: se il prezzo di un indice rompe l’area di resistenza o l’area di supporto, si ha un breakout (rottura) ed è possibile che il prezzo avvii una tendenza nella direzione del breakout. In questo caso l’analisi del grafico aiuta a capire anche se si è in presenza di un breakout reale o di uno fasullo. In questo caso l’analisi del prezzo dell’indice azionario ha l’obiettivo di far mutare all’investitore la strategia di trading sugli indici per seguire il nuovo trend.
Vediamo a seguire i vari strumenti finanziari solitamente utilizzati per fare trading sugli indici di borsa.
Come fare trading sugli indici
Sugli indici di borsa non si può investire direttamente appunto perché servono solo come benchmark, cioè come misuratori, ma grazie ad altri strumenti finanziari strutturati è possibile fare trading sugli indici. Gli strumenti finanziari utilizzati nei mercati per replicare l’andamento degli indici sono i seguenti:
- Exchange Traded Fund (ETF);
- Future;
- Option;
- Contract for Difference (CFD).
Tra questi strumenti il contratto per differenza (CFD) è quello di più facile utilizzo ed accesso da parte di qualsiasi tipo di risparmiatore, dal neofita all’esperto. Per capire allora come fare trading sugli indici con i CFD, è bene spiegare in breve cosa sono i contracts for difference a quanti non li conoscono.
CFD è uno strumento derivato il cui valore è legato all’andamento del prezzo di un’altra attività, che può essere un titolo azionario o un indice finanziario.
Lo strumento serve a stipulare un contratto tra due parti legando il contratto al verificarsi nel tempo futuro di un evento osservabile, nel nostro caso l’evento osservabile è la variazione di prezzo dell’indice azionario, altrimenti detto sottostante.
Il CFD ha una caratteristica che attrae molto, ed è la possibilità di poter trarre beneficio non solo dal rialzo dei prezzi dell’asset sottostante (l’indice di borsa rappresentato), ma anche dalle fasi ribassiste a cui tutti gli asset finanziari sono spesso soggetti. In definitiva, il trading con i CFD degli indici azionari permette al trader di trarre profitto in entrambe le direzioni del mercato: bull o bear.
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Grazie poi agli strumenti di social trading incorporati nella piattaforma, anche l’investitore alle prime armi può ottenere ricavi da subito entrando in contatto con l’esperienza di altri trader competenti e replicando le loro strategie di trading. Ciò non toglie che anche i più esperti possano incorrere in perdite: un punteggio di rischio informa il risparmiatore sull’esposizione a cui è soggetto il portafoglio costruito dal trader esperto, in questo modo si ha subito chiaro quanto possa essere rischioso o meno investire copiando quel trader nello specifico.
Metodi alternativi per fare trading sugli indici
Il trading sugli indici non può dunque essere esercitato direttamente, ma è necessario utilizzare degli strumenti derivati che lo replichino come i contratti per differenza (CFD) spiegati in precedenza.
Tra i vari altri strumenti finanziari sviluppati per fare trading sugli indici troviamo gli exchange traded fund (ETF), i quali sono ideali perché replicano fedelmente l’andamento di un indice azionario.
Qui presentiamo tre esempi di ETF di indici azionari tra i più noti.
- ETF SPDR S&P 500: ETF della società SPDR, ha come obiettivo replicare il prezzo e la performance dell’indice S&P 500 ovvero dei titoli azionari di società large cap del mercato statunitense. Esistono vari SPDR S&P 500, ma quello a cui comunemente ci si riferisce con questo nome è il SPDR S&P 500 UCITS ETF (SPY5 IM) quotato anche alla Borsa di Milano.
- ETF iShares FTSE 100: ETF emesso da iShares per fornire esposizione alle 100 principali società quotate nel Regno Unito. L’obiettivo è replicare le performance dell’indice FTSE 100 che include le società blue-chip dei rispettivi settori nel Regno Unito.
- ETF iShares MSCI ACWI: lo strumento finanziario replica l’indice MSCI ACWI per fornire una esposizione ampiamente diversificata a società presenti nei mercati sviluppati e nei mercati emergenti nei vari continenti, con Eurasia e America tra le regioni meglio rappresentate.
Rischi del trading sugli indici
Quando si fa trading sugli indici, il rischio di volatilità è relativamente più basso perché nel basket troviamo non uno, ma un insieme di titoli azionari la cui somma delle variazioni (positive e negative) di prezzo riduce l’esposizione dell’investitore. Tuttavia il volatility risk è un fattore che resta presente e non è mai eliminabile del tutto, perché gli indici ereditano la volatilità di mercato a cui sono esposte le azioni.
Altro rischio di cui tenere conto è il leverage risk, il quale deriva dalla leva finanziaria. Gli investitori investono a leva, cioè prendendo capitale in prestito, per generare maggiori rendimenti dagli asset su cui si intende investire. L’uso della leva finanziaria determina, però, un rischio perché nessuno garantisce che l’operazione abbia successo e le perdite potrebbero quindi essere eccessive, oltre che più probabili, quando si opera con una leva finanziaria molto elevata.
Oltre a questi due rischi generici tipici di tutti gli strumenti finanziari (volatilità e leva), il trader deve difendersi anche da rischi più specifici che possono colpire un indice con determinate caratteristiche. Pensiamo ad un indice regionale costruito per replicare l’andamento delle azioni delle società agricole del sud-est asiatico. Se si dovesse abbattere su quei territori un evento generato dall’emergenza climatica tanto grave da distruggere l’intero raccolto, probabilmente le azioni delle società che hanno attività nell’area ne risentiraebbero e così di riflesso anche il benchmark.
Strategie di gestione del rischio
Per ridurre le perdite sopra descritte giunge in soccorso il risk management, il quale è un componente fondamentale dell’attività di trading. Attraverso le strategie di gestione del rischio, infatti, è possibile abbassare la percentuale di fallimento, ma mai eliminarlo del tutto.
Il rischio nel trading va gestito con rapidità e strumenti idonei come lo stop loss e il take profit, utili nelle fasi di forte volatilità dei mercati finanziari.
Tali strumenti si usano in due condizioni di rischio opposte che spieghiamo come segue.
- Take profit: l’indice FTSE MIB potrebbe aumentare improvvisamente di valore e raggiungere il livello di profitto da tempo atteso. L’evento si potrebbe verificare in qualsiasi momento, quindi come fare per farci trovare pronti? Con lo strumento del take profit, impartiamo alla nostra applicazione di trading una condizionalità, gli chiediamo di chiudere la posizione quando il valore dell’indice avrà raggiunto il prezzo desiderato.
- Stop loss: la funzione di stop loss è opposta alla precedente, il suo compito è quello di impartire una richiesta di chiusura della posizione per limitare le perdite o per evitarle. Ciò può verificarsi se il valore dell’indice azionario in cui abbiamo investito si avvicina pericolosamente al prezzo di acquisto e rischia di scivolare sotto di esso.
Sommario
Attraverso la guida al trading sugli indici di borsa l’investitore ha potuto apprendere cos’è un indice azionario, quali sono le varie tipologie di indici presenti sui mercati finanziari e quali sono le metodologie di calcolo più utilizzate per ponderare i pesi dei titoli azionari in essi contenuti.
La guida ha presentato i principali indici azionari e fornito utili indicazioni sugli strumenti finanziari usati per investire sugli indici, tra cui i CFD e gli ETF
Abbiamo appreso, inoltre, che il trading sugli indici azionari non è privo di rischi, ma che alcune tecniche consentono la mitigazione del rischio.
La conoscenza approfondita degli indici di borsa prosegue attraverso il loro utilizzo, inizia il trading sugli indici adoperando gli strumenti finanziari suggeriti.
Glossario
Bull market: il ”mercato toro” si contraddistingue per un aumento dei prezzi dei corsi azionari o di qualsiasi altra attività finanziaria per un tempo significativo.
Bear market: il “mercato orso” è una fase dei mercati in cui i prezzi dei corsi azionari sono in diminuzione per un periodo significativo.
Benchmark: in ambito finanziario è un “indice oggettivo di riferimento”, usato per confrontare le prestazioni del portafoglio economico rispetto all’andamento del mercato azionario. Esso è quindi uno strumento di valutazione del rischio tipico di un certo mercato in cui il trader ha scelto di investire.
Blue-chip: termine preso a prestito dal gioco del poker, con cui si indicano le azioni delle società quotate a maggior valore. Attenzione: non ottengono questo “titolo” le società con le azioni più costose, bensì quelle che garantiscono stabilità, tradizione e consolidata distribuzione dei dividendi.
Cash flow: il flusso di cassa aziendale calcolato effettuando la differenza tra le entrate e le uscite monetarie dell’azienda: incassi, pagamento di beni strumentali, stipendi, ecc.
Country indices e regional indices: gli indici nazionali e regionali sono legati ai titoli azionari di società che svolgono l’attività economica prevalente nelle nazioni o nelle regioni geografiche a cui gli indici si riferiscono. L’IBEX 35 (ESP35) è un indice nazionale, l’EURO STOXX 600 è un indice regionale europeo.
ETF (Exchange Traded Fund): strumento finanziario il cui obiettivo è replicare fedelmente l’andamento dell’asset sottostante che rappresenta. Esempio: indici azionari, indici obbligazionari.
Famiglia di indici: le famiglie di indici sono un insieme di indici sviluppati dalla medesima società come la famiglia di indici FTSE, S&P, o STOXX. Ciascuna famiglia di indici azionari è accomunata dallo stesso standard di regole e metodologie di sviluppo.
Indice del rischio: il rischio nel trading è una potenziale perdita gestibile attraverso tecniche di gestione del rischio. Al rischio può essere assegnato anche un valore numerico, un indice di rischio che eToro definisce punteggio di rischio.
Long position: si riferisce all’acquisto di uno strumento finanziario derivato che determina l’apertura di una cosiddetta “posizione lunga”.
Metodologie di calcolo degli indici: si utilizzano varie metodologie per calcolare i pesi delle azioni all’interno degli indici, le misurazioni più comunemente utilizzate prendono il nome di: equally weighted; price weighted; market cap weighted (o value weighted).
Momentum: strategia di trading di breve periodo volta all’acquisto di azioni in rapida crescita o all’opposto nella vendita di titoli azionari al raggiungimento di potenziali eccessi di prezzo di mercato.
Stock exchange indices: indici che rappresentano un determinato insieme di titoli azionari. Ne sono un esempio la famiglia di indici statunitensi FTSE-Russell: Russell 1000, Russell 2000 e Russell 3000.
Sector indices: gli indici di settore sono una tipologia di indice riferita ai comparti industriali. Vedasi il Dow Transportation riferito a società statunitensi del settore trasporti; il Nasdaq Biotechnology dedicato alle società del settore delle biotecnologie.
Stock index (indice azionario): l’indice azionario è un indicatore dell’andamento di un paniere di azioni. Un indice non ha un valore proprio, il suo prezzo si basa sul valore ponderato dei titoli azionari che lo compongono.
Stagione delle trimestrali: nota anche come earning season (stagione degli utili), coincide con il periodo dell’anno in cui le società quotate in borsa presentano i bilanci trimestrali o annuali sull’andamento dell’attività. I dati sono principalmente rivolti agli azionisti affinché conoscano l’andamento della società.
Short position: l’opposto di una long position, una cosiddetta “posizione corta” identifica la posizione del trader che vende lo strumento finanziario derivato.
Total return indexes (indici di performance): tipo di indice azionario che monitora i guadagni in conto capitale e le distribuzioni di cassa, tra cui i dividendi o gli interessi. Questo tipo di indice restituisce agli azionisti una più accurata rappresentazione delle prestazioni.
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